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La crisi

Produzione di olio in Sicilia, Arezzo: “Abbiamo perdite enormi. Occorre investire sulle reti idriche”

lunedì 24 Giugno 2024

Il caldo anomalo, le piogge risicate e come se non bastasse l’acqua che “si perde” a causa degli invasi colabrodo sta portando oggi ad una crisi che non ha precedenti. A rischio anche un prodotto come l’olio con l’ansia che cresce soprattutto tra amanti e devoti a quello buono delle nostre terre.

In linea generale il quantitativo di olio che viene prodotto in un’annata dipende dall’andamento climatico, che racchiude in se vari fattori. Come ci spiega Giuseppe Arezzo, il presidente del consorzio di tutela dell’olio Dop Monti iblei, le alte temperature favoriscono la mosca dell’ulivo che colpendo le olive va di conseguenza a danneggiare la produzione del prodotto. Molte olive cadono prima della maturazione, oppure se raccolte, l’olio che si produce non viene buono. A questo si unisce la crisi “siccità” che stiamo affrontando soprattutto in questo momento, due fattori  limitanti che risultano essenziali per i produttori.

Il consorzio che racchiude Ragusa, Siracusa e buona parte della provincia di Catania, produce un prodotto apprezzato nei mercati esteri ed è proprio da lì e per questo motivo che necessita di essere salvaguardato. La Sicilia, come l’Italia intera, ha bisogno di importare olio, quello che abbiamo non soddisfa il fabbisogno, “dobbiamo ‘spingere’ a livello europeo per la piantagione di altri uliveti“.

Ad oggi si sta ridimensionando la realtà del piccolo produttore in Sicilia, i numeri si stanno abbassando vertiginosamente. Purtroppo sono proprio le piccole imprese che faticano a reperire le risorse idriche. Un grosso produttore, viceversa, ai fini di rendita del terreno può investire su pozzi trivellati per sopperire alla mancanza. Il piccolo produttore sta subendo tantissimo la siccità.

Nell’olivicoltura si parla di anni alternati, anno di carica e scarica e un bravo imprenditore evita questa alternanza di produzione, fa in modo che questo sia costante. “Bisogna intervenire in tante cose senza drasticità, la migliore potatura per esempio è quella leggera che viene fatta quasi ogni anno e limitandosi a tagliare piccoli rametti, solo così evitiamo di stressare la pianta. La stessa cosa per quanto riguarda l’irrigazione, dare l’acqua alla pianta in un periodo particolarmente caldo favorirà la resa del prodotto sia in termini di qualità che di quantità. Tutti fattori che fanno sì che l’olio sia buono.

Di siccità se ne parla da moltissimo tempo, non è una cosa recente, “è prassi”. Ci sono anni in cui si sente maggiormente e altri in cui la sua morsa lascia leggermente “respirare“. In una terra come la nostra è difficile che non ci sia caldo, ma la questione fondamentale è un’altra, “nessuno ha mai preso una decisione che potesse essere definitiva“.

In Sicilia abbiamo circa 160 mila ettari di terreno coltivato a uliveti. Di questi, 16 mila sono coltivati per produrre olio Igp, 1040 ettari invece sono destinati all’olio Dop. La produzione non è certo irrisoria, quest’anno si contano 40 mila tonnellate di olio Evo, 1 milione e 170 mila Igp e 182 mila Dop. Tutti numeri che variano anno dopo anno, con aumento o diminuzione del prodotto. Quest’anno c’è stato un calo di produzione?

Assolutamente si. Ogni anno ci si aspetta che ci sia una “risalita” ma non è mai così, con una riduzione che può essere del 10% o del 30%“. Con il cambiamento climatico ormai in atto da anni, e in particolar modo negli ultimi tempi, non si può prevedere nulla, bisogna solo adattarsi. E’ per questo che l’obiettivo è quello di preparare produttori e imprenditori a saper affrontare ogni tipo di situazione, “dobbiamo trovare delle soluzioni immediate che possano permettere alle piante di produrre pur avendo gravi difficoltà“.

Quali potrebbero essere le soluzioni?Consentire alle aziende di poter realizzare in maniera pratica e facile piccoli invasi, questo potrebbe essere l’inizio“. Ad oggi l’iter burocratico è infinito, sovraintendenza, genio civile, comune, provincia, protezione civile e forestale, la trafila è lunghissima, tanto da costringere gli imprenditori a rinunciare in partenza. “Con tutti i vincoli che abbiamo e le istituzioni che hanno il compito di controllare, è impossibile anche solo pensare di creare una cosa del genere. Nel rispetto delle regole ci devono consentire di poter raccogliere un po’ di acqua“.

Bisogna investire con delle risorse economiche appropriate per fare in modo che aumentino le reti idriche, o migliorare quelle reti già esistenti ma che sono antiche e vecchie. “Abbiamo perdite enormi“.

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