“Purtroppo riparleremo dei rischi che corrono i piu’ piccoli sui social network quando la cronaca ci restituira’ un altro caso dopo quello terribile di oggi di Palermo. Dobbiamo prendere atto che c’e’ un’emergenza educativa che si e’ acuita con l’uso eccessivo di tecnologie per l’emergenza pandemica”. Cosi’ Francesco Pira, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Universita’ di Messina, commenta il caso della bimba di 10 anni morta per soffocamento dopo una challenge su Tik Tok.
“I social network – prosegue il sociologo che ha svolto sul fenomeno Tik Tok numerose ricerche – sono ormai i luoghi prevalenti di costruzione identitaria. Una delle caratteristiche principali che emergono dalla mia ultima ricerca delle dinamiche comunicative social e’ l’individualismo, la concentrazione su di se’. Mi capita di parlare in conferenze ed incontri con adulti, genitori e docenti ignari rispetto all’esistenza stessa di Tik Tok sugli smarthphone di figli e studenti, a fronte di un fenomeno che vede oltre 700 mila utilizzatori attivi al mese e piu’ di 1 miliardo di utenti“.
“Tik Tok – prosegue lo studioso – e’ facile da installare, non serve neanche un profilo, utilizzatori sono i bambini in particolar modo, ben al di sotto dei 13 anni, limite di eta’ previsto per l’iscrizione”. Il sociologo lancia anche l’allarme “sulle sfide sempre piu’ assurde, pericolose, sui minori che espongono la propria immagine senza alcuna protezione. Tutti possono vedere tutti, senza restrizioni o blocchi”.
Secondo il professor Pira occorre intervenire subito: “bisogna innescare un nuovo processo culturale che deve investire la politica, il mondo dell’informazione, il sistema dell’istruzione e della conoscenza. Se ciascuno riesce a recuperare il proprio ruolo e torna a guidare il processo, costruendo nuove regole e non semplicemente adottando regole e strumenti che l’industria del web realizza per alimentare il proprio business, allora sara’ possibile invertire l’attuale tendenza“.
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