“Nel 2024, non prendere in considerazione il fatto che il modello di sviluppo economico esistente, ha compromesso il clima e necessita di un nuovo approccio politico e culturale per la cura delle cause che determinano questo stato di siccità ormai cronicizzato. Ci si aspetta una programmazione sia delle infrastrutture che delle politiche per il clima che non sono più rinviabili per un Paese che tali sfide ha da vincerle se non vuole proseguire a rincorrere, con i soli contributi a pioggia, il peggioramento dello stato ambientale ed economico di questo importante pezzo di Paese”.
I presidenti di Legacoop delle Regioni del Mezzogiorno esprimono angoscia e preoccupazione per la drammatica siccità che sta attanagliando le Regioni del sud e in particolare per le condizioni in cui versano la Sicilia, la Sardegna, la Puglia, la Basilicata e la Calabria. In Sardegna, la siccità sta colpendo soprattutto il lato orientale, privo quasi totalmente di infrastrutture all’altezza delle criticità esistenti.
La siccità, che ormai da mesi sta colpendo le regioni del Mezzogiorno sta avendo contraccolpi sociali ed economici davvero rilevanti, il settore produttivo più colpito è certamente l’agricoltura che mostra dati assolutamente disastrosi, 4 miliardi di euro andati in fumo nelle regioni del Meridione e quasi 33 mila posti di lavoro persi solo nel primo trimestre del 2024. In Basilicata si stimano perdite del 90% di produzione di grano, del 40% di produzione vitivinicola, non diversa è la situazione della Puglia dove la produzione delle olive è al di sotto del 50% e dove si assiste ad una perdita di produzione nel comparto ortofrutticolo che supera il 40%, in Sicilia allevatori e produttori agricoli sono allo stremo delle forze e devono fare i conti con una crisi strutturale che rischia di fare collassare un comparto che un tempo era trainante per l’intera Isola e che oggi registra il 70 % di perdite nella produzione cerealicola e oltre il 45% nelle coltivazioni arboree.
“Gli allevatori, i produttori e le aziende del comparto agroalimentare sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto di una crisi che certamente risente dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento del clima ma che , al contempo, è la diretta conseguenza dell’assenza di una visione e di una politica infrastrutturale in grado di garantire un sistema idrico efficiente e funzionale“. Le dighe e gli invasi del mezzogiorno, infatti, rappresentano il simbolo dell’incuria e dell’abbandono, basti pensare, per citare un solo dato, che il 50% delle dighe Siciliane non è mai stato collaudato, quasi tutti gli invasi del Mezzogiorno registrano una riduzione d’acqua che supera il 50% e che sfiora il 65% in alcune Regioni rispetto alla dotazione degli scorsi anni. La siccità e la mancanza d’acqua, inoltre, stanno mettendo a dura prova anche il comparto del turismo con le strutture ricettive che non sono più in grado di assicurare servizi indispensabili ed irrinunciabili e che assistono, loro malgrado, ad un calo di fatturato ed all’aumento vertiginoso delle cancellazioni delle prenotazioni.
“In gioco non c’è solo la tenuta economica di comparti assolutamente centrali per il Mezzogiorno ma, bensì, la stessa tenuta economica e sociale del sistema Paese che sarebbe fortemente indebolito dal crollo dell’economia agroalimentare e turistico ricettiva del Sud. La crisi dovuta alla siccità ha , in primo luogo, messo in evidenza la fragilità, la debolezza, delle infrastrutture del Mezzogiorno e con essa l’assenza di una complessiva visione politica ed economica“. La grave crisi che sta attanagliando le regioni del Mezzogiorno che mal si concilia con quanto previsto dall’autonomia differenziata, andrebbe affrontata dal Governo Nazionale con maggiore consapevolezza e con un approccio più deciso. Servono risorse , serve una cabina di regia Nazionale coordinata dalla Protezione Civile in grado di individuare punti di debolezza e criticità infrastrutturali , servono provvedimenti straordinari in grado di alleviare i disagi delle aziende agricole e zootecniche altrimenti vocati al default ed alla chiusura. Le misure previste dal dl Agricoltura, seppur volte ad attenuare le perdite in agricoltura, non sono sufficienti ad impedire la crisi irreversibile delle aziende agricole e zootecniche del sud del Paese. Senza l’economia del Sud a fronte delle conseguenze devastanti a cui questa va incontro sarà l’itero Paese a rallentare ed il divario diventerà irreparabilmente incolmabile.
Questo è quanto dichiarano Claudio Atzori Legacoop Sardegna; Filippo Parrino Legacoop Sicilia; Anna Ceprano Legacoop Campania; Carmelo Rollo Legacoop Puglia; Chiara Iosue Legacoop Molise; Innocenzo Guidotti Legacoop Basilicata; Lorenzo Sibio Legacoop Calabria; Luca Mazzali Legacoop Abruzzo.