Clima teso nel centrodestra palermitano sulle società Partecipate. Al di là dei sorrisi d’ordinanza e di una calma di circostanza, la sensazione fra i corridoi dei palazzi della politica è che la quiete potrebbe interrompersi a breve. Il tempo scarseggia e alcune falangi dell’Amministrazione necessitano una governance stabile. Strumenti, quelli del Comune, difficili da accordare. A scordare la chitarra del sindaco Roberto Lagalla ci pensa la sua maggioranza, divisa internamente ed esternamente su nomi che non piacciono a tutti. Gli archi non trovano l’assistenza degli strumenti ad aria e viceversa. La banda non è coordinata. Insomma, c’è stonatura. Bisognerà trovare una melodia che accontenti tutti gli orecchi, da quelli più andanti verso il rock a quelli più avvezzi a toni più moderati tipici della musica lirica. E il primo cittadino del capoluogo siciliano, da buon direttore d’orchestra, potrebbe avere la giusta nota. Una sorta di asso nella manica da tirare fuori in caso di necessità.
Lo spartito delle società Partecipate del Comune di Palermo comprende una serie di atti intrecciati fra loro. Oggi è in programma il Consiglio d’Amministrazione in casa Amat. L’organo presieduto da Giuseppe Mistretta, ormai politicamente in quota sindaco, dovrebbe deliberare il nuovo piano industriale. Ma le righe su cui comporre musica sono molto lunghe e le note da armonizzare sono tante. Da Amap a Gesap, passando per le fondazioni Teatro Massimo e Teatro Biondo. Ci sono poi le questioni aperte su GH, società controllata dalla sopracitata Gesap e che si occupa della gestione dell’aeroporto Falcone-Borsellino, e di Palermo Energia. Sette note, come quelle classiche dello spartito musicale, da coordinare il prima possibile. Tutto ciò all’ombra di un rimpasto di metà mandato che si avvicina sempre di più. Peraltro, senza la scappatoia offerta dal ddl enti locali, ormai naufragato all’Ars.
Acque mosse su Amap
Ad aprire la scala musicale c’è Amap, ovvero la società che gestisce la distribuzione idrica per il Comune di Palermo e per altre 52 città della Provincia. Dopo le dimissioni dell’amministratore unico uscente Alessandro Di Martino l’azienda è rimasto senza testa, gestita operativamente dal Collegio Sindacale. Un interim che non piace a nessuno. Dalla maggioranza, che vorrebbe nominare un successore, alle opposizioni e ai sindaci dell’hinterland palermitano. A nominare il successore dovrà essere Roberto Lagalla. Ma è chiaro che il nome dovrà uscire da una sintesi della coalizione. Un diritto che ha avocato a sé da mesi Fratelli d’Italia, la quale propone da tempo l’amministratore unico uscente di Palermo Energia Antonio Tomaselli. Il profilo, vicino all’assessore regionale Francesco Scarpinato, sarebbe gradito al primo cittadino e vanta il sostegno della maggioranza del partito.
C’è però chi, fra i meloniani, dice no e vorrebbe qualcosa di diverso. Un impasse sul quale si sono inserite Forza Italia e la Democrazia Cristiana. Gli azzurri, in particolare, richiamano a sé la paternità dell’uscente Alessandro Di Martino (vicino all’eurodeputato Marco Falcone e all’ex capogruppo a Palermo Gianluca Inzerillo) e potrebbero chiedere di fare un proprio nome per la poltrona di via Volturno. Scranno a cui ambisce anche la DC. I moderati infatti sottolineano l’accresciuta presenza in Consiglio comunale e battono cassa. Per superare il blocco, Lagalla avrebbe proposto di allargare le maglie e proporre, alla prossima Assemblea dei Soci di Amap, di passare alla formula del Consiglio d’Amministrazione. Tre nomi al posto di uno, tre caselle per accontentare tre bocche. Ma alla proposta sarebbe arrivato un secco “no” da Fratelli d’Italia.
Il jolly sulla Fondazione Teatro Massimo
Un “no”, quello dei meloniani, che si estende anche alla Fondazione Teatro Massimo. Marco Betta, sovrintendente uscente, sembrava avviato verso la riconferma. Un viatico che appariva libero da ostacoli, soprattutto dopo l’incontro romano con il ministro Alessandro Giuli. Ma da Fratelli d’Italia si sono alzate delle barricate ad oggi non superate. Ma Roberto Lagalla e Renato Schifani sarebbero pronti a giocarsi il jolly, avendo due consiglieri su tre nella Fondazione (Gaspare Borsellino in quota Schifani e l’imprenditrice Marcella Cannariato in quota Lagalla) ed appoggiando il Betta bis. Un accordo che però non affonderebbe le proprie radici soltanto sullo scranno di piazza Verdi, bensì su una dimensione più ampia che potrebbe coinvolgere anche Gesap.
Gesap nodo centrale da sciogliere
Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo. La stessa società finita nell’occhio del ciclone non più tardi di sabato. Giorno nel quale lo scalo palermitano è finito sott’acqua ed è rimasto al buio dopo la pesante ondata di maltempo che ha colpito la Sicilia nel weekend. Al di là delle schermaglie, la vera partita politica sembra giocarsi proprio sul destino dell’aeroporto. Da un lato, Renato Schifani chiede con forza di privatizzare la società. Dall’altra parte, Roberto Lagalla sembra più propenso a forme di partenariato pubblico-privato. In mezzo ci sono nomine importanti da fare, come quelle su GH e sul nuovo direttore generale (per il quale servirà emanare apposito bando). Insomma, una matassa molto ingarbugliata nella quale, a dettare la traccia, potrebbe essere il ritiro delle dimissioni da parte dell’ex amministratore delegato Vito Riggio. L’ex presidente dell’Enac si è detto da sempre favorevole alla privatizzazione dello scalo e un’eventuale marcia indietro potrebbe dare importanti indicazioni.
Opposizioni dure su privatizzazione
Fatto che non piace al centrosinistra. Duro l’attacco del deputato regionale del M5S Adriano Varrica e del capogruppo a Palermo Antonino Randazzo. I due pentastellati chiedono chiarimenti sul possibile rientro di Vito Riggio in Gesap. “Abbiamo appreso in questi giorni della volontà di Schifani e Lagalla di riportare Vito Riggio nel ruolo di amministratore delegato della Gesap per proseguire un percorso di privatizzazione della società che gestisce l’aeroporto di Palermo. Con una interrogazione urgente abbiamo chiesto che esito abbiano dato le verifiche sui requisiti del dottore Riggio ai sensi della legge Madia, in particolare sul divieto di conferimento di incarichi direttivi a persone in quiescenza“.
Sulla stessa linea il consigliere comunale di Progetto Palermo Massimo Giaconia. “In qualità di massimo rappresentante degli azionisti di maggioranza – ossia il Comune di Palermo e la Città Metropolitana di Palermo – il Sindaco Lagalla ha il dovere di chiarire pubblicamente la sua posizione sul futuro di una società strategica come Gesap. Spero che il Sindaco intervenga al più presto, poiché il suo silenzio, finora assordante, sta generando crescente preoccupazione, soprattutto tra i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali“.
C’è poi la grana GH
Sempre da Gesap dipende il destino di GH, società controllata che si occupa della gestione operativa dell’aeroporto Falcone-Borsellino. Un posto sul quale torna in auge il nome di Giuseppe Biundo. L’imprenditore palermitano del comparto della birra siciliana, secondo Radio Palazzo, rimane uno dei principali favoriti per il posto. Il profilo è gradito al gruppo di Lavoriamo Per Palermo ed è molto vicino al capogruppo Dario Chinnici. In caso di accordo, il suo nome potrebbe essere quello giusto per GH, anche se non sono da escludere colpi di scena. Altro discorso va fatto per la Fondazione Teatro Biondo. Il favorito resta l’attore casertano Valerio Santoro, molto gradito al gruppo nazionale di Fratelli d’Italia. Ma sul profilo meloniano c’è stata una levata di scudi del mondo sindacale. Insomma, “la barca è ancora scordata” come recita un noto detto palermitano. L’opera rimane work in progress. Starà al direttore d’orchestra, Roberto Lagalla, coordinare tutti gli strumenti del centrodestra senza stonature poco gradite al pubblico.