Nel difficile periodo in cui viviamo, il mondo del lavoro non è meno tormentato e gli insegnanti precari ne pagano ancora di più le conseguenze. È il caso degli insegnanti di sostegno, di cui il 37% , oggi, secondo i dati Istat non è specializzato.
Gli insegnanti di sostegno sono delle figure fondamentali per la crescita e l’inserimento dei bambini e dei ragazzi disabili.
In Sicilia la questione è molto delicata. A Palermo, ad esempio, all’inizio del nuovo anno scolastico 2020/2021, gli insegnanti di sostegno messi a ruolo sono stati soltanto 16 a fronte di un fabbisogno di ben 2.500 cattedre vacanti.
A raccontare la propria esperienza è Angela Anzalone, insegnante di sostegno risultata idonea alle selezioni del V Ciclo del corso TFA (tirocinio formativo attivo), che, con altri 8 docenti, hanno costituito il Coordinamento nazionale.
“La nostra storia prende avvio con l’attivazione del percorso di formazione per il conseguimento della specializzazione nel febbraio 2020. Le selezioni, causa Covid, hanno subito molte modifiche e rinvii, tali da farci perdere un anno di tempo, per via anche della mancata capacità di organizzazione. In tutto questo, parallelamente, sono stati modificati i requisiti per accedere al corso, a seguito dell’emendamento dell’On. Angrisani. Oggi ci troviamo in più di 13mila persone idonee che devono aspettare l’avvio del VI° ciclo che avverrà tra fine novembre e dicembre. Ragion per cui potremo entrare a lavorare a settembre del 2022“, afferma Anzalone.
In un momento storico in cui la carenza di insegnanti di sostegno è evidente, 13mila sono tenuti congelati, creando disagio sia gli insegnanti ma soprattutto facendoci rimettere i bambini.
“Le prove sono state parecchio complesse ed effettuate tutte in modo scoordinato per via della pandemia – prosegue l’insegnante – In alcuni atenei la prova scritta è stata sospesa e i candidati hanno dovuto pressare per ottenere una modalità di selezione compatibile con l’epidemia. Così hanno creato una “prova pratica”, seguita da un orale, ovviamente a distanza. Come se non bastasse ad aprile, durante la sospensione, è stato consentito l’accesso diretto anche a chi già aveva 3 annualità di servizio, facendogli acquisire, ovviamente, più punti (fino a 10). Gli idonei hanno punteggi alti ma vengono superati dai titoli“.
Secondo i dati Istat, tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% degli alunni con disabilità (circa 70mila) non ha preso parte alle lezioni. I motivi sono diversi e spaziano tra: gravità della patologia, difficoltà delle famiglie a collaborare, assenza di materiale tecnologico e soprattutto l’assenza degli insegnanti di sostegno competenti.
“Le tempistiche diverse per ogni corso non hanno consentito la sua fine nei mesi corretti (normalmente luglio, considerato che la durata è di 8 mesi) – continua – e adesso ci troviamo ad essere esclusi. Basterebbe farci ripartire con il corso a giugno o a luglio, permettendoci di entrare con riserva. Se poi non ci si specializza l’anno successivo è chiaro che si perde la graduatoria. Ma intanto non si disperde questa ampissima risorsa della quale la scuola avrebbe assoluta necessità“.
“Con il Governo precedente avevamo iniziato un dialogo con i ministri Manfredi e Azzolina che si sono dimostrati solidali alla nostra causa. Sappiamo che aveva già predisposto il bando in base alle nostre richieste. Purtroppo, alla luce delle ultime vicissitudini, la caduta del Governo ha fatto sì che ci sia stata una frenata riguardo ai dialoghi con i Ministri“, prosegue.
“Non chiediamo di non fare il corso di specializzazione, che costa 3mila euro tutto a spese nostre, ma quantomeno di permetterci di farlo il prima possibile inserendoci in graduatoria con riserva“, conclude l’Anzalone.