Quattro persone, tra cui alcuni appartenenti a Medici senza Frontiere, sono state rinviate a giudizio dal gup di Catania, Marina Rizza, che ha accolto la richiesta della Procura distrettuale. Sono accusati di illecito smaltimento dei rifiuti accumulati durante le attività di salvataggio in mare da parte della Ong con la nave Aquarius.
Dall’inchiesta è stata stralciata la posizione di altri sette imputati stranieri per nullità della notifica e della mancata traduzione degli atti: nei loro confronti la Procura avrebbe già avviato un nuovo avviso di conclusione delle indagini preliminari. Secondo l’accusa gli imputati e le organizzazioni di Msf Belgio e Olanda, a vario titolo, avrebbero sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti nei porti.
Per i pm si sarebbe trattato di rifiuti a rischio contagio e contaminazione, che venivano messi nello stesso cassone degli altri e inviati insieme all’inceneritore. L’inchiesta è stata avviata da militari del comando provinciale di Catania e dello Scico della Guardia di finanza e di personale della squadra mobile di Catania e dello Sco della Polizia: il 20 novembre del 2018, la procura chiese il sequestro preventivo della nave Aquarius nel porto del capoluogo etneo. La prima udienza del processo è stata fissata per il 22 novembre davanti il Tribunale in composizione monocratica.
“Dopo anni di indagini, nella sola giornata di ieri, abbiamo ricevuto dalla Procura di Trapani l’avviso di chiusura delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina insieme ad altre navi umanitarie, e dal Gup di Catania la decisione di rinvio a giudizio per traffico illecito di rifiuti“, è quanto si legge in una nota di Medici senza frontiere.
“Le decisioni della magistratura, a poche ore di distanza – aggiunge Msf – allungano l’elenco dei numerosi tentativi di criminalizzare il soccorso in mare, che a oggi non hanno confermato alcuna accusa, ma che hanno pericolosamente indebolito la capacità di soccorso“.