Ci sono tradizioni che racchiudono la cultura ed l’identità di un interno popolo. Alcune di queste resistono ancora oggi, altre sono ormai scomparse, mentre alcune, pur aggrappandosi ai ricordi, stanno pian piano sbiadendo. E’ il caso delle edicole votive. Simboli di una spiccata religiosità e di una fedele devozione, oggi sono state abbandonate al degrado, se non del tutto dimenticate o ignorate tra le vie delle città. Un aspetto che non riguarda solo i grandi centri, ma anche quelli più piccoli. E’ il caso di Favignana, dove la riqualificazione delle edicole votive si è trasformata in una piccola battaglia condotta da uno dei volti storici e più noti dell’Isola, Maria Guccione.
Edificate da privati cittadini come atto di devozione o di riconoscenza verso i Santi o la Madonna per una grazia ricevuta, le edicole votive da sempre rappresentano espressione dell’arte e della religiosità popolare. Oggi, però, molte cose sono cambiate e, senza più qualcuno che se ne prenda davvero cura, rischiano di diventare solo una vecchia pagina ingiallita.
Ma come è stato possibile?
Per la signora Guccione “un primo motivo credo sia legato a una “falsa religiosità” che abbiamo ora in giro. Una volta queste edicole erano sparpagliate in tutta l’Isola, in paese, ma anche fuori paese, nelle zone di campagna. Ad occuparsene erano le famiglie e le persone che abitavano lì vicino. Le pulivano, accendevano i lumini e mettevano i fiori. Ora lo fanno in pochissimi e sono ormai abbandonate“.
Alcuni esempi? L’edicola di San Francesco di Paola, sporca, mal ridotta, con il vetro rovinato e con all’interno un contatore della luce arrugginito, o quella conosciuta come del Calvario, all’uscita del paese. Quest’ultima cela una lunga storia unica nel suo genere. “All’interno dell’altare, che chiamiamo delle “tre noci”, c’era l’immagine di una Madonna con un tonno in braccio. A farla riemergere – racconta Maria Guccione – fu Elio Marchegiani, che negli anni ’60 fu incaricato di restaurare il quadro. Una raffigurazione originale che rappresenta l’identità dell’isola legata alla pesca del tonno e alla tonnara“.
Capire chi se ne debba occupare è probabilmente il punto più complesso, ma la signora Guccione non ha perso le speranze e continuerà a condurre la sua battaglia, come è già avvenuto con la Chiesa di Sant’Antonio, uno degli ultimi monumenti lasciati dai Florio e che rischiava di andare perduto a causa delle infiltrazioni d’acqua che ne stavano rovinando le particolari pareti stile liberty e le pitture, in cui sono ritratti degli angeli che in realtà pare siano i visi di giovani favignanesi morti in tenera età. Per la sua riqualificazione è arrivato un contributo da parte della Regione. Ora si attende che il Comune metta i lavori in bilancio, lanci il bando e dare così il via al restauro nel 2025.
Ma quale futuro spetta alle edicole votive? Qualora tornassero a vivere come un tempo, una nuova chiave di lettura potrebbe essere legata al turismo e in particolar modo a quello religioso. “Si potrebbe organizzare un giro di queste edicole votive e trasformarlo in un vero e proprio trekking, visto che molte di queste sono fuori paese. Una bella passeggiata a piedi, accoppiata alla storia delle edicole, a dei fatti particolari o ai miracoli da raccontare, come la Madonna con il tonno o il miracolo di Sant’Anna ai tonnarori di Formica. Si può creare una narrazione. E’ solo questione di saper articolare i fatti – conclude Guccione – usando ciò che materialmente si ha a disposizione con aneddoti e personaggi capaci di rendere una visita estremamente piacevole“.