Le specie aliene arrivano anche lungo la baia di Mazzarò, a Taormina.
Un nuovo avvistamento si è verificato nei giorni scorsi lungo le coste siciliane. Protagonista, questa volta, è stato un istruttore sub che, mentre dava una lezione a una giovane turista di Vancouver, ha fotografato un esemplare di Pterois volitans, un pesce scorpione tropicale.
Non si tratta certamente di una “scoperta inedita”. La specie, infatti, è stata avvistata diverse volte in acque italiane, dove è giunto attraversato il canale di Suez. “È un pesce che si trova da poco tempo anche nel Mediterraneo – ha dichiarato il sub – e a Mazzarò altri sub lo avevano, di recente, notato nelle acque della baia. Si tratta di una specie anche commestibile ma le sue ‘piume’, in realtà aculei, sono molto tossiche“.
Il pesce scorpione, infatti, è originario dell’indo-pacifico ed è molto diffuso nel Mar Rosso. Ha un alto tasso riproduttivo, non ha predatori naturali ed è molto aggressivo, facendo strage di crostacei, cernie e molte altre specie autoctone. Le sue caratteristiche fisiche, in particolar modo le spine dorsali velenose, tengono alla larga i più grossi rivali ed è pericoloso anche per l’uomo. I suoi aculei rilasciano una neurotossina che provoca eritemi, nausea, vomito, convulsioni e difficoltà respiratorie e, seppure raramente, anche effetti gravi (necrosi locali prolungate) e talvolta letali (ischemia del miocardio, edema polmonare, sincope). Anche da morto il pesce scorpione è pericoloso, poiché il veleno che ha in corpo si mantiene attivo per 24-48 ore. Gli esperti hanno calcolato che, negli habitat in cui è stato introdotto o si è diffuso, arrivi ad azzerare fino al 65% della biomassa degli altri pesci, arrecando gravi danni economici alle comunità ed ai pescatori locali.
Dal granchio blu al vermocane, sono tante le specie che hanno invaso il Mediterraneo, oltre al pesce scorpione, e tante altre potrebbero arrivare. Secondo le stime di Confcooperative-Fedagripesca, per esempio, entro il 2050, infatti, oltre il 30% di pesci, molluschi e crostacei potrebbero non essere di origine del Mare Nostrum. Già oggi su 17mila specie ittiche, 1.000 sono aliene, ossia il 5,88%. Tra le cause principali i cambiamenti climatici e la tropicalizzazione dei mari, che impattano sui consumi e sulla pesca.
Tante sono le strategie in campo per contrastare la diffusione delle specie aliene, tra queste c’è anche la cucina. Tutti questi nuovi esemplari sono, infatti, al centro di un’innovazione, che è in corso, nel campo culinario, creando nuovi mercati. Il merito di questi passi avanti va dato anche alla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo della Fao che in questi anni ha puntato a formare i pescatori per catturare pesci alieni e i consumatori a mangiarli. La pesca commerciale si dimostra così lo strumento più efficace.
Un nuovo ospite dunque popola le acque cristalline di uno dei luoghi di maggiore attrazione della zona di Taormina, dove ogni anno giungono milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. La baia di Mazzarò si estende ai piedi del Monte Tauro, sul quale sorge il Castello di Taormina, fortezza Arabo-Normanna del XI secolo, ed importante esempio di attività imprenditoriale turistica che dopo 35 anni ha riaperto le sue porte alla pubblica fruizione sul territorio. Al Castello si giunge tramite una scalinata intagliata nella roccia e i visitatori, una volta fatto ingresso al Castello, situato nel cuore di Taormina, possono immergersi nel passato esplorando 21 punti d’interesse, guidati da un’audioguida multilingue e una mappa 3D che arricchiscono l’esperienza con informazioni dettagliate sul patrimonio storico e incontaminate leggende legate al territorio e al Castello. Al termine della visita, viene offerta una pergamena personalizzata, la “Nobilis Castrii Tauromenii”, come ricordo esclusivo di questa esperienza. Ecco che allora vi svelo una chicca importante legata castello che potrete notare anche voi: grazie ai suoi 397 metri di altitudine offre ai visitatori ben 4 panorami mozzafiato a 360°.