Carissimi.
Ero piccolo e pensavo: “come faremo quando Rivera smetterà di giocare? Non sarà più calcio!”
Eppure calcio fu e non solo per chi non teneva per il Milan, ma per chi come me era nato nel mito di Gianni Rivera e pensava che non esistessero altri giocatori fuorché lui, per portare avanti la mia fede rossonera e l’amore per il calcio, e così accadde che in quei giorni si affacciava alla ribalta un giovanissimo Franco Baresi lanciato in prima squadra e futura bandiera e capitano della mia squadra del cuore.
Una foto del goal in maglia azzurra piegato sulle ginocchia mentre scriveva la storia con il suo 4-3 dello stadio Azteca venne sostituita da una foto di Baresi in maglia azzurra che piangeva dopo aver perso ai rigori la coppa del mondo, così come quando smise anche baresi, appendendo le scarpette al muro, il Milan ha continuato ad esistere, a giocare e il mondo andato avanti.
Sorrido quando sento parlare dei leader politici con questa rassegnazione affermando: “dopo di lui come faremo? Non vedo nessuno come lui all’orizzonte!” Pazienza, non sarà come lui, sarà peggiore o chi lo sa migliore di lui e poi siamo certi che a tutti piacesse lui? Come sbagliavo io conquistato da Rivera, sbagliano coloro che pensano che in città finito questo ciclo non ci sia un futuro e si andrà incontro a tempi più brutti.
Ci troviamo nuovamente alla vigilia della fine di un’era e questa volta sarà l’anagrafe oltre che i regolamenti a sancire che questi saranno gli ultimi fuochi di una narrazione spesso artata che ha voluto sopravvivere davanti a oggettive difficoltà e ignorare l’esistenza di problemi per i quali non si aveva la soluzione.
Finirà un’era che non lascia come sempre eredi, poiché tutto ciò che nasce nella cultura e nell’ammirazione del leader non può avere all’orizzonte un “figlio del leader” e pertanto come già visto in passato tutto si trascinerà fino alla fine di questo lungo periodo che si chiama “bianco”, sopravvivendo fino alla naturale scadenza. Qui non si è avuto fiducia in un Franco Baresi.
La politica, purtroppo non è il pallone, già a partire dal fatto che in una partita, un giocatore non può iniziare a giocare con una maglia e durante l’incontro indossare la maglia degli avversari continuando a giocare. Nel calcio lo si fa a fine partita, scambiandosi i cimeli o a fine campionato a seguito della campagna acquisti, ma nel calcio, la partita si finisce con la squadra con la quale si era iniziata.
Comprendo che il ravvedimento (non operoso) possa portare a rivedere determinate proprie posizioni, ma accade anche che in politica il leader ti deluda strada facendo, quando ti rendi conto che i principi (obiettivi) che si condividevano in partenza vengano disattesi (non è detto che siano soltanto frutto di una mancata ricompensa), e soprattutto subentri la disillusione. Accade spesso che in una società polarizzata chi riesce ad ottenere il possesso del pallino del gioco (poco importa il modo nel quale se lo è guadagnato), si crede nel diritto di poter incidere oltre modo nella vita degli altri senza ammettere alcuna voce fuori dal coro, senza ricredersi davanti all’evidenza, senza voler riflettere sull’abbandono degli amici della prima ora o sul dissenso degli avversari anche quando è palese la loro ragione.
L’aver avuto un ruolo in un’epoca ci comporta l’assunzione di responsabilità una volta ultimata la raccolta delle belle foto pubblicate su FB o custodita per sempre nella memoria del web. Errare è umano, il non voler vedere gli errori e le omissioni e ostinarsi ad arrogarsi il primato delle proprie idee è soltanto diabolico, a volte sarebbe necessario farsi aiutare per il bene comune, fermarsi anzi tempo. Il vero amore per ciò che si fatto lo si manifesta nella difesa di un buon ricordo postumo.
Ci sarà una logica per cui la legge nei “fallimenti” prevede il periodo della revocatoria, poiché qualunque scelta una volta imboccata la strada del fallimento, finisce per essere dannosa e intaccare i diritti di chi ha lavorato e di tutti coloro che hanno fornito fiducia e risorse. Sono le decisioni prese in questi periodi, quando anche il consenso è scemato che finiscono per essere le più dannose. La politica crea iniziali innamoramenti e così come esistono coloro che salgono sul carro del vincitore, ci sono coloro che una volta indossato gli occhiali della giusta graduazione, decidono di scendere dal carro e prendere le distanze, gli altri i mediocri non lo fanno perché non saprebbero dove andare, perché esistono solo nella fantasia del leader e con esso si estingueranno.
Solo se non lasciamo le macerie fuori dai bunker negoziando dignitose rese, permetteremo al terreno ancora fertile per nuove diverse speranze. Nasceranno allora altri Rivera, altri tifosi, altri denigratori e la vita andrà avanti ……. per fortuna. Un abbraccio, Epruno