Ma come procede il lavoro nelle ex Province siciliane?
A esattamente due mesi di distanza dalle elezioni del 27 aprile si comincia a tirare le prime somme. Che l’inizio sarebbe stato in salita era pressoché prevedibile. Dopo circa 13 anni di commissariamenti, compiti e incarichi sospesi e territori abbandonati, ristabilire un ordine, ricucire e ricompattare il nuovo organismo istituzionale nasconde diverse insidie. Lo sanno molto bene i presidenti delle tre Città metropolitane e dei sei Liberi Consorzi comunali, che domani, martedì 1° luglio, saranno riuniti in I Commissione Affari Istituzionali, guidata da Ignazio Abbate.
Gli incontri già avviati in Commissione Bilancio
Proprio quest’ultimi, insieme ad Anci Sicilia, la scorsa settimana, sono stati protagonisti di un’audizione in II Commissione Bilancio, presieduta da Dario Daidone (CLICCA QUI), e di un incontro con il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Un primo passo in Commissione al quale seguirà anche l’incontro con i presidenti delle tre Città Metropolitane.
Al centro del dibattito le modifiche statutarie dei Liberi Consorzi, ma anche temi quali la dotazione organica degli enti, i trasferimenti delle risorse finanziarie da parte della Regione soprattutto in merito alla gestione delle strade e delle scuole, la gestione dei rifiuti speciali e di quanto necessario per garantire servizi più efficienti ai cittadini e la necessità di modifiche all’attuale legislazione relativa all’applicazione della L. 15/2015.
Interlocuzioni di peso all’Ars e che serviranno anche in vista della prossima variazione di bilancio prevista entro la fine del mese di luglio.
Ma come bisognerà procedere?
In Commissione Affari Istituzionali si tirano le somme
Partendo da quest’ultimo quesito si svilupperà l’audizione convocata dalla I Commissione Affari Istituzionali, in merito alle criticità di tipo finanziario e ordinamentale. Il presidente Ignazio Abbate e gli altri deputati membri della Commissione accoglieranno i presidenti e i segretari generali delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei Liberi Consorzi di Caltanissetta, Ragusa, Enna, Siracusa, Agrigento e Trapani. Prevista anche la presenza dell’assessore regionali alle Autonomie locali Andrea Messina, del dirigente generale del dipartimento Salvatore Taormina e di Anci Sicilia, con Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale.
L’obiettivo è quello di stilare un quadro ben preciso e delineato riguardante la condizione attuale delle singole Province, per comprendere successimene come agire e quale strada intraprendere. Con presidenti e segretari generali che presenteranno dei documenti in cui saranno stilati punto per punto lo stato di salute degli organismi che guidano e quanto effettivamente compiuto in due mesi di attività.
Dalle prime informazioni trapelate la situazione non è delle migliori. Ogni Ente, infatti, presenta delle proprie criticità e soprattutto non comune: non ci sono due Liberi Consorzi che hanno lo stesso problema. Ognuno si distingue per questioni di tipo economico-finanziarie o legate al personale, giusto per portare qualche esempio. Capitoli di interventi che variano a secondo delle esperienze nei vari territori e accumulate in questi circa 13 anni di incertezze.
Un passo, dunque, concreto per delineare la linea di azioni future.
A che punto sono le ex Province? Un primo quadro
In realtà stilare un primo bilancio, seppur vago, dello stato di forma dei sei Liberi Consorzi e delle tre Città Metropolitane è già possibile. Tutti i presidenti fin da subito, si sono mossi per attivare la macchina delle ex Province, ma gli ostacoli sono tanti e la mano di aiuto tesa alla Regione è volta a superarli.
Una cosa certa e che accomuna tutti gli Enti sono le sedute svolte dai singoli Consigli, che si contano appena sulle dita di una mano, e gli interventi portati avanti, a parte qualche eccezione, sono stati principalmente limitati alla votazione di debiti fuori bilancio, variazioni contabili e bilanci. Per il resto poco o nulla
C’è poi chi fatica più di altri. Svetta per esempio la Città Metropolitana di Palermo, guidata da Roberto Lagalla, dove mancano statuto, regolamento, consiglieri delegati e il vicepresidente metropolitano (CLICCA QUI).
Insomma, a Palazzo Comitini lo stallo è totale, considerando l’importanza che ricoprono l’approvazione dello statuto e del regolamento. Il primo rappresenta l’identità normativa, il fondamento giuridico su cui poggia l’azione futura dell’Ente metropolitano, definendo l’assetto istituzionale, i principi di funzionamento, i rapporti con i Comuni del territorio, la promozione della partecipazione democratica, l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Il secondo è l’atto che regola il Consiglio Metropolitano, che disciplina nel dettaglio le modalità di convocazione, votazione, partecipazione e organizzazione interna dei lavori consiliari.
Appare migliore, invece, la situazione a Catania, presieduta da Enrico Trantino, dove sia lo statuto che il regolamento sono stati approvati. Mentre, a piccoli passi, sembra uscire dall’impasse la Città Metropolitana di Messina, che nelle scorse settimane è stata al centro delle tensioni dopo la segnalazione e l’esposto presentato alla Regione da parte di un consigliere. L’esito dell’Ufficio ispettivo della Regione Siciliana ha poi archiviato il procedimento, sottolineando che non vi è stata nessuna paralisi funzionale e nessuna inadempienza o ostacolo allo svolgimento delle attività del Consiglio Metropolitano da parte del sindaco Federico Basile. L’emblema di una confusione diffusa e di una difficoltà evidente nell’azionare e mettere in moto la macchina provinciale.
Più avanti appaiono i Liberi Consorzi, dove per esempio a Ragusa e ad Agrigento, Maria Rita Schembari e Giuseppe Pendolino hanno tracciato le linee programmatiche, dalle infrastrutture al rafforzamento delle relazioni istituzionali con tutti gli enti territoriali. O ancora a Siracusa o a Enna, dove Michelangelo Giansiracusa e Piero Capizzi hanno assegnato le varie deleghe ad alcuni consiglieri, o a Trapani dove invece Salvatore Quinci annuncerà a breva la sua squadra. Anche per quanto concerne l’approvazione dei regolamenti e degli statuti la situazione varia da un territorio all’altro. Se ad esempio a Caltanissetta il Consiglio guidato da Walter Tesauro ha approvato il regolamento, quest’ultimo manca ancora in alcuni dei Liberi Consorzi, come a Ragusa, Enna o Siracusa.
Ma le problematiche sono diverse e in questi due mesi sono state molto le iniziative e gli incontri a cui hanno preso parte i presidenti dei Liberi Consorzi con Anci, l’Upi, ma anche degli esponenti politici. L’audizione in II Commissione è solo l’ultimo esempio, o anche con l’assessore agli Enti locali Andrea Messina. L’idea condivisa è certamente quella di adottare un percorso unitario di analisi e revisione, volto a dare coerenza e funzionalità agli strumenti regolamentari, e per richiedere eventuali interventi legislativi o chiarimenti normativi.