Si è inaugurata, con la riproduzione monumentale 3D “censurata” del David di Michelangelo, il Padiglione Italia all’Expo 2021 di Dubai.
La scultura, quella vera, è uno degli emblemi del nostro Rinascimento nonché simbolo dell’Italia nel mondo, originariamente collocata in Piazza della Signoria, per rappresentare la Repubblica fiorentina vigile e vittoriosa contro i nemici. L’opera, alta oltre cinque metri per cinque tonnellate di marmo di Carrara, ritrae l’eroe biblico nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia, come ci racconta l’Antico Testamento.
A Dubai, per evitare censure e imbarazzi, si è pensato bene, di far coincidere le parti intime della statua, in corrispondenza della soletta fra il piano terra e il primo piano del Padiglione Italia. Obbligando il pubblico ad esporsi dalla ringhiera per guardare “oltre” attraverso delle piccole asole di vetro.
Nell’arte classica il David, è l’ideale di bellezza maschile, anche se nella sua storia non sono mancati gli scandali e le immediate censure, per via della parte intima esposta senza veli. Una condizione che un altro celebre lavoro di Michelangelo Buonarroti aveva subito (fortunatamente per lui post mortem) nel 1564, un anno dopo la fine del Concilio di Trento. Dove venne deciso di intervenire sui suoi nudi dipinti nel Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Dove le immagini “scandalose” furono ammorbidite da Daniele da Volterra, che copri le nudità con le famose braghe che da allora gli diedero il soprannome: il Braghettone.
Non entrando nel merito della valenza di una riproduzione che funziona quasi sempre (tipo Gadget), ne tanto meno stupirsi sulla cifra del pubblico pudore dettato dai codici che ogni civiltà possiede. Con diverse sensibilità sulla percezione del copro umano, che possono cambiare decisamente, da luogo a luogo e da tempo a tempo.
Sull’escamotage trovato dalle curatrici: Cecilie Hollberg, Grazia Tucci e Isabella Colangelo per esporre la copia senza offendere la cultura locale; Non credo che soddisfi l’aspetto più importante di un’opera d’arte la prospettiva. Uno spot di una famosa pasta, sottolineava che non erano “solo pochi grammi di acero dei Balcani e abete della Val di Fiene a fare grande uno Stradivari, ma il genio di chi li crea”.
La prospettiva è un artificio geometrico che consente di trasferire all’occhio umano, una scena o un personaggio più vicina alla realtà, solo da una posizione di vista privilegiato che l’autore ha pensato. Una Pala d’altare obbliga lo spettatore a mantenere una distanza minima con una angolazione dello sguardo, dettata dall’altezza del quadro, e dal gioco di ombre create dalle candele sopra l’altare, oppure dal Rosone del frontone, unica sorgente di luce di quel tempo.
Michelangelo non si sarebbe mai immaginato di vedere un giorno una copia del suo capolavoro “ingabbiato” come il King Kong di Edgar Wallace. Forse sarebbe stato più opportuno, chiedere a Giorgio Armani di vestire il Davide, giusto per unire l’arte di allora all’Italia Style della moda di oggi, anch’essa famosa in tutto il mondo.