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Tra gli innumerevoli siti culturali, già noti, che si possono ammirare a Palermo ce ne sono tanti altri, meno conosciuti, dall’altissimo valore culturale che per tanti motivi – sempre i soliti per la verità, in primis l’incuria da parte delle istituzioni – sono abbandonati a loro stessi e sconosciuti ai più.
Uno di questi è Porta Mazara, o meglio quel che ne rimane, dopo diversi e successivi periodi di oblio – al punto da essere confusa con la vicina Porta Montalto – attraverso una serie di peripezie che, ad oggi, continuano a mortificare il suo valore culturale e artistico.
Porta Mazara, di proprietà del Comune di Palermo, è collocata all’interno di un’area recintata che ospita gli edifici di Patologia dell’Università degli Studi di Palermo, ed è posta nell’angolo sud-ovest dell’antico quartiere dell’Albergheria.
Era tra quelle porte che si aprivano nelle mura medievali della città e, dello stesso periodo, rimane solo Porta Sant’Agata.
Nella seconda metà del ‘500 venne inglobata nel Baluardo di Pescara e divenne inutile al transito; nel 1636, invece, venne realizzata Porta Montalto e, solamente dopo la demolizione del bastione, la “Mazara” ritornò nuovamente alla luce.
Il suo valore – come ci racconta nella video intervista Carmelo Lo Curto, presidente dell’Associazione Genius Loci Palermo – è legato all’architettura sì ma anche all’arte figurativa.
Negli archi, infatti, che sono sopravvissuti più o meno integri, si trovano ancora degli affreschi, in diverse stratificazioni temporali, molto pregiati che, a causa dell’incuria, rischiano di andare perduti per sempre.
Dalle ricostruzioni ipotizzate, a cura dell’Associazione, nata con lo scopo di salvaguardare beni culturali di questo genere attraverso la raccolta di fondi – come ci dice Lo Curto nel video servizio – sarebbero stati rappresentati quattro santi (San Giacomo Maggiore, Santo Antonio Abbate, San Pietro e San Bartolomeo), due per parte, sui lati della volta a botte; mentre in cima ci doveva essere un ‘tondo’ raffigurante il Cristo Pantocratore.
Nella ‘lunetta’, invece, si trovano San Sebastiano e un angelo visto di profilo.
I primi rilievi sugli affreschi sono stati realizzati nel 1992 e parte di essi, rimossi allora, sono custoditi, per quanto non in esposizione, alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo mentre quelli sottostanti necessitano di un urgente intervento di restauro affinché non si deteriorino rovinosamente.
Nell’attesa che soprattutto il Comune intervenga, come di dovere, l’Associazione intanto, anche per mezzo di pubblicazioni scientifiche, continua il lavoro di raccolta fondi, sperando anche nell’intervento di contribuenti privati, per salvare anche Porta Mazara che, risalendo quasi sicuramente al periodo antecedente all’epoca dei Normanni, testimonia l’eccezionale parabola storica della città.