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Il Cannolo: un dolce tra storia e leggenda, da preparare a casa | LA RICETTA

giovedì 12 Marzo 2020

Vogliamo trasportarvi, in questo periodo di preoccupazione, in uno spazio di evasione, senza bisogno di allontanarsi da casa, con delle ricette da fare da soli, tutti insieme e coinvolgendo, anche, i bambini che, da sempre, amano pasticciare in cucina.

Immaginatevi in cucina, con grembiuli colorati, con una musica di sottofondo caricante tipo “Carioca” di Raphael Gualazzi, “Ringo Starr” dei Pinguini Tattici Nucleari, “Per un Milione” dei Boomdabash, “Toda joia toda beleza” di Roy Paci & Aretuska, per farvi qualche esempio di canzoni che trasmettono voglia di ballare e grande gioia di vivere, pronti a preparare il dolce per eccellenza, ilCannolo“.

TRA STORIA E LEGGENDA

Penetriamo, adesso, nella storia e nella leggenda che accompagnano questa delizia. Secondo una di queste, la sua nascita sarebbe avvenuta a Caltanissetta, “Qal-at-al-nisa”, in arabo “Castello delle donne” che, a quei tempi, era sede di numerosi harem di emiri saraceni. Il suo antenato, che potrebbe essere un dolce a forma di banana, ripieno di ricotta, mandorle e miele, ci trasporta in un mondo da “Mille e una notte” in cui le preferite del principe, durante le sue lunghe assenze, per ingannare il tempo, si dedicavano ad esperimenti culinari e tra questi il cannolo, allusione evidente alle “doti” del loro signore. Ad avvalorare la tesi di questa sua origine, il duca Alberto Denti di Pirajno che, cultore di gastronomia, nel libro “Siciliani a tavola”, spiega: “Il cannolo non è un dolce cristiano, ché la varietà dei sapori e la fastosità della composizione tradiscono una indubbia origine mussulmana”.

Con l’arrivo dei Normanni, gli harem si svuotarono e le donne, convertitesi al Cristianesimo, trasmisero la “lussuriosa” ricetta, con ricotta spumeggiante come le nuvole del cielo, alle “sante ancelle del Signore”, che la trasformarono in “celestiale”,  ispirate, a quanto pare, dalle canne di fiume attorno alle quali veniva arrotolata la pasta per dare forma alla cialda. Lo scrittore e storico Gaetano Basile,  autorità in materia, ce ne  parla come di dolce tipico del periodo di carnevale, nato da uno scherzo irriverente che gli dava una forma fallica, ma a cui, non potendolo presentare così come era stato pensato, gli furono apportati dei tagli da entrambi i lati.

Un’altra ipotesi, invece, lo farebbe risalire al Convento di Santa Maria di Monte Oliveto a Palermo, esattamente dietro la Cattedrale. Anche secondo quest’altra leggenda il cannolo avrebbe avuto origine da una burla carnascialesca, una vasca riempita di di crema di ricotta con al posto dei classici rubinetti, la scorza del cannoli, ideata dalle simpatiche suore per prendere in giro, secondo alcuni le novizie, secondo altri un sacerdote, secondo altri, ancora, i parenti in visita. C’è chi, invece, lo farebbe derivare da un’altro scherzo che consisteva nel fare uscire dal cannolo, non acqua, ma ricotta. In entrambe le versioni prevale il fatto che in siciliano la parola cannolo voglia dire proprio rubinetto. Adesso, grandi e piccini, siete pronti per sporcarvi le mani, divertendovi tantissimo. Allora, è il momento di passare alla ricetta.

INGREDIENTI PER 16 CANNOLI:

Per la scorza:

  • 250 g di farina 00
  • 1 cucchiaino di cacao amaro in polvere
  • 50 g di zucchero semolato
  • 30 g di strutto o burro morbido
  • 1 uovo sbattuto
  • 1 bicchierino di marsala
  • cannella in polvere
  • 1 bustina di vaniglia
  • un pizzico di sale
  • olio per friggere
  • cilindri di alluminio  (o fatevi consigliare dalla fantasia)

Per il ripieno:

  • 800 g di ricotta
  • 300 g di zucchero semolato
  • 120 g di gocce di cioccolato fondente
  • zucchero a velo
  • granella di pistacchi
  • granella di mandorle
  • arancia candita
  • gocce di cioccolato
  • ciliegie candite

PROCEDIMENTO:

Come prima cosa, sgocciolate la ricotta, mettetela in una ciotola, aggiungete lo zucchero, e mescolate con forza, pensate che braccia avrete dopo aver finito (palestra in casa), in modo da ottenere un composto cremoso senza grumi. Ponete in frigo per almeno per circa quattro ore.

Come fare la Cialda

1 Lavorate con una frusta il burro morbido, se non avete lo strutto, la vaniglia, la cannella, il sale e lo zucchero, fino ad ottenere un composto spumoso.

2. Aggiungete l’uovo, lavorate per amalgamare il tutto, la farina precedentemente setacciata con cacao, poco alla volta, alternandola il marsala o un vino dolce.

3. Chiudete il panetto con una pellicola e lasciate riposare in frigo per almeno 1 h.

Come realizzare la forma del Cannolo siciliano (potreste farlo anche scomposto)

1. Dividete l’impasto in 3, 4 parti e stendetelo sottilissimo, con uno spessore di 2, 3 mm con un mattarello o luna macchinetta per la pasta.

2. Ripiegate l’impasto su se stesso più volte, con aggiunta di farina, fino ad ottenere una sfoglia compatta, che non si attacchi.

3. Dividetela in quadrati di circa 10 x 10 cm, grandi come il cilindro di alluminio.

4. Posizionate al centro di ogni quadrato il cilindro, spennellate con il resto dell’uovo sbattuto.

5. Sigillate il cannolo e create le scorze. Ponete in frigo per almeno 1 ora.

Cottura delle scorze dei Cannoli

1. Scaldate l’olio in un pentolino a bordi alti, friggete per un minuto una cialda per volta, girandola un paio di volte. Appena salirà a galla, riempiendosi di bolle, scolatela su carta assorbente ed eliminate subito la cannula. Lasciate quindi raffreddare le cialde.

2. Riempite i cannoli con la crema di ricotta e gocce di cioccolato. Prima un lato, poi un altro.

3. Aggiungete, quello che avete in casa, granella di pistacchio, frutta secca, altre gocce di cioccolato, scorze di arancia candita, ciliegie candite.

4. Spolverizzate di zucchero a velo e buoni cannoli a tutti.

Per semplificare la ricetta, potete fare il cannolo scomposto, molto in voga oggi..

Chiudiamo con una poesia di un Anonimo siciliano, riportata dal Pitrè, che così ne cantò le lodi:

“Megghiu vuccuni a lu munnu ‘un ci nn’è:
Su biniditti spisi li dinari;
Ognu cannolu è scettru d’ogni Re.
Arrivinu li donni a disistari;
Lu cannolu è la virga di Mosè:
Cui nun ni mangia si fazza ammazzari,
Cu li disprezza è un gran curnutu affè!”

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