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Il cappello esalta la propria personalità senza sedurre

lunedì 15 Giugno 2020

Oggi mi sento in modalità easy e pertanto vi intratterrò con una riflessione da… chapeau!

Io amo molto i cappelli di cui possiedo una bellissima collezione per tutte le occasioni. Come in ogni cosa, però, penso sia necessario fare chiarezza sui significati che si nascondono dietro questo accessorio. I luoghi comuni danno l’illusione della conoscenza mentre non fanno altro che mostrare quanto è chiusa una mente. L’unico modo per conoscere è lo studio dell’argomento oltre che della persona anzi che basare il proprio giudizio su preconcetti errati. Come si suol dire, ognuno vede quello che gli fa comodo vedere! Riportandovi la mia esperienza, non mi chiedono perché indosso il cappellino ma mi dicono direttamente, con l’espressione falsamente dispiaciuta, come se gliene importasse veramente qualcosa della questione: “Perché nascondi gli occhi? Sono così belli!”. Questa usanza di mettere la gente con le spalle al muro non è solo di cattivo gusto ma è emblematicamente ectopica. Dal punto di vista clinico, chi me lo chiede ha qualcosa che non va (per es., è invidiosa e vuole sminuire). Una persona serena ed educata non (si) pone simili domande.

Facciamo chiarezza, dunque: a cosa serve il cappellino? Perché lo si indossa? Chi lo porta? I cappelli hanno vissuto periodi di grande splendore, Ziza, fino agli anni sessanta in cui non mostrarsi a capo scoperto era una norma di buona educazione. Oggi portare il cappello è una scelta e una tendenza particolare del momento. L’intento più comune è quello prettamente pragmatico di proteggersi dalla pioggia, dal vento o dal sole, specialmente in bicicletta. È un capo di abbigliamento che esprime carattere, prestigio, autorità (Marinella Calzona) e, a seconda di chi lo porta e come, potrà anche creare un piacevole alone di mistero attorno a sé. Lo si può anche indossare come una maschera che, da un lato, sottolinea una forte personalità e, dall’altro, funge da protezione dagli sguardi indiscreti e, in qualche misura, riduce la possibilità di entrare nell’intimità della persona che lo porta senza che si sia autorizzati. Insomma, io lo considero una sorta di burga o di velo.

Il cappello è un’ottima strategia per avere i capelli sempre a posto e io, avendo la frangia, ci tengo particolarmente, soprattutto quando pratico sport, che il mio look sia impeccabile e femminile. Mi piace, insomma, sentirmi sicura di me, con o senza adornamenti! Quando ci si sente imbarazzati non lo si è nel corpo ma in testa. Il cappello, quindi, non solo può fare da riparo ma costituisce semplicemente uno stile e un modo di vestirsi che valorizza la propria essenza. Immaginando un enneagramma, i tratti di personalità che spiccano in chi ne fa un elemento distintivo sono quelli narcisisti, ossessivi e paranoici. Il profilo psicologico può essere quello di una persona determinata, sopra le righe, originale, riservata, selettiva e con convinzioni chiare su cosa vuole e chi le può togliere ogni velo.

Siamo nel 2020, oltre che nella nostra amata isola, eppure vi dico che l’ultimo ragazzo con cui ho avuto una storia, quando gli ho detto che per me è come un burga, ha sbarrato i suoi bellissimi occhi blu e mi ha stretta a sé come se avesse trovato in me il suo ideale di donna. Ci sono diversi livelli di confidenza fra le persone, la relazione si costruisce con il tempo ed è giusto crearsi delle barriere difensive. La testa di una donna, inoltre, è indubbiamente uno degli elementi di fascino e seduzione muliebre che non tramonterà mai. Sciogliere i capelli, toccarseli, scoprire il collo, oscillarli a destra e a sinistra sono movimenti caratteristici della danza della fertilità, Na’ ashat, tipica degli emirati arabi.

Probabilmente, risento dei modelli culturali trasmessi transgenerazionalmente e questo non mi rende affatto una persona sempre rigida ma solo quando mi sembra assolutamente corretto esserlo. Il cappello non si può paragonare a una parrucca che rappresenta, al contrario, un attacco alla propria identità o una necessità che non valorizza ma rende ancora più insicuri e a disagio (Mauro Mancia). Ovviamente esiste un bonton anche nell’uso dei cappelli: una donna può sedersi al ristorante con il cappello ma deve toglierlo in ambienti, come cinema e teatro, dove impedisce la visuale a chi è dietro di lei.

Any way, vi assicuro che è piacevole fingere di non accorgersi di qualcuno grazie alla possibilità di abbassare la visiera, senza apparire maleducati!

Si capisce benissimo quando viene usato perché non ci si accetta e ci si nasconde e non, invece, per valorizzarsi, mettere in risalto, curare gli abbinamenti ed essere alla moda. Basta guardare l’insieme della persona per comprendere che fa parte del suo stile. Come disse la mitica Audrey Hepburn: la moda può essere comprata, lo stile bisogna averlo ed è la sola bellezza che non sfiorisce mai. Come lei è riuscita a divenire un’icona per la sua originalità e unicità nel vestire, anche io, senza acritico eccesso di benevolenza nei miei confronti, mi auguro di avere inventato uno stile che mi renda indimenticabile.

 

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