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Quando l’idea incontra la realtà non può che nascere un conflitto: “Distopie”.
Si inaugura domenica 12 luglio alle 18 presso Santamarina Bistrot di Palermo l’esposizione del collettivo Rosy Crew.
“Distopie”
La distopia è un’utopia andata a male, un disegno sbagliato, un’idea che diventa ossessione. L’utopia però è stata, prima di ogni altra cosa, un luogo, seppur ideale.
La realtà è nutrita d’innumerevoli suggestioni. E’ un fiore che soffre fatalmente la linea dura e inflessibile delle regole che dominano il mondo. Ne consegue che utopia e distopia sono facce delle stessa medaglia, risultato dello stesso modo “diviso” di vedere il mondo: idea e realtà, astrazione e rappresentazione.
Con un mood ironico-drammatico, fantastico-romantico e irriverente, la crew porta una riflessione a tutto campo sul presente e, soprattutto, sul futuro tra tra pittura, scultura e illustrazione.
Rosy Crew
La Rosy Crew nasce nel 2016 mutuando il proprio nome dal titolo della prima mostra che ha organizzato, Rosy for Ever, mostra in onore di Santa Rosalia.
I cinque componenti, con percorsi artistici, forme e tecniche differenti, propongono la loro ricerca artistica ricca di sicilianità.
La Crew, composta da Daniela Balsamo, Antonio Curcio, Giusi Di Liberto, Danilo Maniscalco e Antonio Fester Nuccio, per questa mostra, ha invitato MoMò Calascibetta, Alessandra Di Paola, Maryna Ignatieva, Martina Pecoraino, Alessandra Tudisco e Freaklab.
Il curatore
“L’artista non ha una responsabilità diversa dall’uomo comune, è l’uomo per eccellenza. Tra i miliardi di compiti a cui egli può assolvere c’è, senza dubbio, quello di raccontare lo sgomento del mondo, i suoi sentimenti più fragili“, spiega Mosè Previti.
“Il panico però non può essere totale, soperchiante, non può annichilire la mente dell’artista. Il creativo avanza tutta la vita su una lastra sottile, la sua volontà di creare è un filo sospeso sulla follia. Il futuro è per lui sempre un invito, nonostante tutto – conclude -. Questa mania sacra fiorisce tra questi artisti come il sorriso sulle labbra del matto sapiente, con lo scherzo caricaturale di chi non ha paura e nell’azione, nella creazione, sfotte l’oppressione della tecnica, la paura della morte”.
La visione della Rosy Crew
Daniela Balsamo
“Al di fuori della mia casa, durante il lockdown, percepivo un mondo che si stava sgretolando, fragile e pericoloso, ma la mia mente volava, creava e attingeva a tutte le risorse possibili, anche le più ancestrali, per superare quel momento. Il mio lavoro, più che una sospensione, è il racconto di un pensiero magico che cerca il contatto con un se profondo e antico”, racconta la pittrice.
Antonio Curcio
“”Distopie” è la conseguenza dei recenti accadimenti, è una visione di un futuro apocalittico – spiega Curcio -. Il mio lavoro è fortemente ispirato al modo con cui gli Stati hanno risposto, sovrapposto alle visioni distopiche di scrittori come Bradbury, Orwell e Huxley. Una visione dove gli umani sono ridotti a burattini nelle mani di pochi “controllori”.
Giusi Di Liberto
“In mezzo a tante visioni distopiche, la mia ha l’amara certezza che viviamo in un tempo dove non c’è spazio per l’utopia di un mondo più a misura di uomo. Solo lo spazio di un gioco (gli scacchi) condotto da altri, da una macchina oscura che annulla nei suoi ingranaggi ogni forma di umanità. Le pedine sono uomini telecomandati, immobili, privi di libertà e soprattutto privi di ricordi. Orwelliana e pessimistica è la mia visione”, dichiara l’artista.
Danilo Maniscalco
“La mia Palermo non ha bisogno di immaginarsi distopica perché lo è da almeno mezzo secolo . La bellezza sta accanto la miseria, le ombre ci sono persino a mezzo giorno tra i tendoni dei vecchi mercati. La bassezza dell’uomo miserabile la ritrovi persino davanti le chiese secolari e la bellezza delle nostre cupole policrome le trovi sempre attorniate da ogni forma di abuso e degrado – illustra Maniscalco -“.
“Nei miei paesaggi urbani l’uomo è sempre andato via da pochi minuti o da molti anni. Nella mia visione distopica, stavolta, sono protagonisti tre corvi che guardano da una prospettiva irreale le rovine che ancora non sanno se diverranno macerie o nuovi teatri di bellezza e speranza”.
Antonio Fester Nuccio
“E’ stato difficile interpretare Distopia, non sapevo neanche cosa significasse – racconta ridendo l’artista -. Dopo vari bozzetti ripensamenti e elucubrazioni varie ho pensato alle coppie che si sono ritrovate in casa. I mariti, che per ben oltre due mesi, hanno rotto le scatole alle regine della casa imponendosi e alle volte anche maltrattandole”.
L’ esposizione al Santamarina Bistrot, piazza Pietro Speciale, sarà fruibile tutti i giorni dalle 12 a mezzanotte fino al 19 luglio, tranne il lunedì.
Ingresso gratuito.