L’annoso problema delle buche che coprono l’intera città di Palermo rendono difficoltoso spostarsi in auto, moto e soprattutto chi utilizza mezzi ‘green’, che vanno dalle biciclette fino ai più recenti monopattini. Una questione diventata una vera e propria emergenza dopo la tempesta che ha colpito il capoluogo siciliano qualche settimana fa, causando anche disagi per vari allagamenti. La questione buche è stata gestita da Rap in questi mesi: “Nonostante sia un servizio fuori dal nostro contratto col Comune da luglio 2020 – spiega l’amministratore unico Girolamo Caruso – abbiamo richiamato risorse umane che avevamo trasferito alla raccolta e creato un’altra squadra che si occupa del ripristino buche. Adesso viaggiamo a 2500-3000 ripristini al mese”.
Ma non solo, adesso la municipalizzata è pronta a dotarsi di nuovi macchinari per effettuare le riparazioni per provare a rispondere ad una richiesta della cittadinanza, una richiesta più che legittima, quella di guidare in sicurezza: “Abbiamo tramite gara affidato a una prima società – e a breve anche ad una seconda – il ripristino buche fatto con un’apparecchiatura nuova, la cosiddetta tappabuche – afferma Caruso -. Dovremmo poter fare qualcosa come 2000 ripristini in tre mesi, stessa cosa con la seconda. Questo dovrebbe consentirci di dare una tempestiva risposta alla cittadinanza nelle more che il Comune possa poi affidare il mega appalto per la manutenzione ordinaria e straordinaria“.
Un contratto da 136.900 euro e valido per tre mesi, stessa cifra e durata anche per la seconda società che fornire altre due macchine tappabuche per un totale di quattro in grado di riuscire ad effettuare circa 4 mila riparazioni, alle quali vanno chiaramente aggiunte quelle di più piccolo rilievo che verranno comune effettuate dagli operatori già in servizio.
Il sistema permette di effettuare le riparazioni senza creare dislivelli con l’asfalto circostante. Il procedimento prevede l’utilizzo di una piastra riscaldante, additivo rigenerante, aggiunta di asfalto a caldo e successiva compattazione. La prima macchina arriverà oggi ed entrerà in azione giovedì, mentre la seconda nelle prossime settimane. Un numero importante nonostante “non sappiamo con esattezza di quante siano le buche – rivela Caruso – perché abbiamo a disposizione una sola persona per effettuare le ricognizioni”. Una situazione chiaramente in evoluzione e che pian piano dovrebbe riuscire a portare la situazione ad un livello accettabile.
Tra i passi in avanti effettuati negli ultimi mesi anche quello relativo ai rifiuti, con l’emergenza che sembra essere rientrata:
“La città è più pulita. Migliorare significa avere portato la situazione in uno stato di decoro, di strada però dobbiamo ancora farne tanta, anzi tantissima – ammette Caruso -. Va meglio rispetto a prima perché nel lavoratore Rap adesso c’è un nuovo concetto di abnegazione aziendale. Il tutto grazie alle organizzazioni sindacali che sento quasi settimanalmente. C’è un’atmosfera diversa rispetto a prima e riusciamo a garantire un servizio leggermente superiore, o comunque abbastanza superiore, anche se siamo ben lontani dagli standard che vorrei garantire e certamente posso garantire quando verranno sbloccati i concorsi per poco più di 300 operai, 46 autisti e alcuni dirigenti. A quel punto credo che potremmo essere in grado di fornire un servizio ulteriormente migliore”.
Caruso fa il punto sulla questione legata a Bellolampo: “Abbiamo lanciato la prima tranche di un progetto per rimettere in vita la bancabilità di vecchie vasche in disuso dove i rifiuti si erano compattati. Abbiamo sbloccato la prima e stiamo lavorando per la seconda, sperando che la Regione mi segua sulla tempistica, in questo modo assicuriamo circa 300 mila tonnellate di rifiuti. In questo modo avremmo risolto i problemi preso tempo per la settima vasca”. In caso contrario, secondo Caruso, ci sarebbe una sola alternativa, mossa che ovviamente bisogna scongiurare, ovvero quella di portare i rifiuti fuori da Bellolampo: “Costerebbe circa 60 milioni e sarebbe la cosa meno intelligente del mondo. Tra l’altro sono soldi che Rap non ha, ne tantomeno hanno Comune o Regione. Significherebbe buttare via 60 milioni. Con questi numeri si possono fare investimenti enormi, come ad esempio impianti a bio metano in grado di produrre bio metano dai rifiuti organici di mezza Sicilia, sarebbe un grande errore. Anche perché ancora oggi paghiamo lo scotto dei 23 milioni di euro extracosti correlati al fatto che i rifiuti del 2020 non sono andati a Bellolampo ma in giro per le discariche della Sicilia”.