La spedizione dei garibaldini in Sicilia nel 1860 fu raccontata, tra i tanti, anche da Alexandre Dumas, autore di diverse opere letterarie, tra cui del celeberrimo romanzo “I tre moschettieri”. Il grande scrittore francese divenne un vero e proprio reporter dell’impresa di Garibaldi, raccontandone ed esaltandone le gesta sui quotidiani francesi e contribuendo ad alimentare l’interesse dell’opinione pubblica europea nei confronti della cosiddetta “questione italiana”.
Il 9 maggio 1860 Dumas sbarcò al porto di Genova desideroso di prender parte alla spedizione in Sicilia. Lo scrittore francese, in realtà, in quei giorni si stava dirigendo verso Oriente desideroso di entrare in contatto con culture differenti e precisamente si stava dirigendo in Turchia. Ma mentre era in viaggio gli sopraggiunse la notizia che Garibaldi insieme ad un manipolo di volontari, i garibaldini, all’incirca un migliaio di uomini, si stava dirigendo in Sicilia per iniziare a combattere i Borbone e avviare il processo di “liberazione” (almeno secondo la retorica risorgimentale) dalla presenza dello straniero. Così lo scrittore decise di cambiare immediatamente rotta ma arrivato a Genova venne a conoscenza che i garibaldini erano già salpati da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860. Ostinato, Dumas decise di raggiungere ugualmente le camicie rosse, affascinato dall’idea di poter essere direttamente coinvolto nel processo di dissoluzione del potere borbonico che considerava sinonimo di tirannia e sottosviluppo. Ma era anche stimolato dalla prospettiva di poter assistere alle imprese “dell’eroe dei due mondi” verso cui lo scrittore francese nutriva grande stima.
Dumas aveva avuto modo di conoscere le gesta di Garibaldi attraverso il generale Pacheco, uno degli “eroi” della lotta per l’indipendenza uruguayana e anche dal fratello di Nino Bixio, esiliato in Francia. Alla fine del maggio 1860 Dumas finalmente si congiunse per la prima volta con i garibaldini, i quali avevano già riportato un’importante vittoria a Calatafimi il 15 maggio. Il sentimento di felicità ed euforia dei garibaldini per le sorti positive della battaglia spinsero lo scrittore ad occuparsi immediatamente di ciò che stava accadendo in Sicilia fornendo, attraverso i suoi articoli, notizie tanto attese dall’opinione pubblica internazionale molto attenta alle vicende del Mezzogiorno d’Italia. E d’altra parte anche gli establishment delle potenze europee erano fortemente interessati ai risvolti della “questione italiana” da cui sarebbero potute scaturire importanti trasformazioni geopolitiche.
E poi tanti erano in Europa i sostenitori delle cause nazionali e tanti erano affascinati dalla figura di Garibaldi. Alcuni invece simpatizzavano per i Borbone, soprattutto in molti ambienti di potere, che divennero il simbolo della difesa del potere legittimo e costituito. Vi furono pure individui che da varie parti d’Europa decisero d’imbracciare le armi e partire per il Mezzogiorno d’Italia per sostenere l’una o l’altra parte. Ma comunque in quest’epoca le mobilitazioni internazionali assumevano, solitamente, un’entità piuttosto limitata, infatti, la stragrande maggioranza degli osservatori europei dovette accontentarsi delle notizie che circolavano nei giornali per poter avere un’idea di cosa stesse accadendo in Sicilia e di come stesse procedendo la marcia dei garibaldini.
Dumas si sbizzarrì scrivendo articoli di cronaca, facendo dei reportage e intervistando alcuni protagonisti dell’impresa. Trasformò la spedizione dei Mille in un momento giornalistico di livello internazionale. Per esempio, il 25 maggio, il giorno prima della battaglia di Palermo, lo scrittore francese inviò al direttore di “Le Siècle” un dispaccio dove tradusse quanto aveva scritto un garibaldino, Carlo Cesare Abba, ma inserendo anche proprie valutazioni sull’andamento della guerra, manifestando il proprio favore alla causa dei garibaldini, descrivendone i tratti e le azioni, descrivendo la figura di Nino Bixio e sottolineando l’ormai forte presenza del nazionalismo in Sicilia. E addirittura l’8 giugno vennero pubblicate le “Mémoires” di Garibaldi, divenuto una vera e propria leggenda internazionale, un eroe santo e coraggioso, un personaggio dai tratti epici e fonte d’ispirazione per tantissimi. Dumas studiò ampiamente il manoscritto originale che Garibaldi gli aveva affidato, integrandolo e aggiungendo rielaborazioni personali, riflessioni e narrando vicende non presenti nel manoscritto (che, ricordiamo, arrivava soltanto fino al 1848) ricostruite sia attraverso vari documenti sia mediante la diretta testimonianza del generale che sembrava piuttosto entusiasta nel ricoprire un ruolo attivo nella costruzione del suo stesso mito.
Anche un gigante dell’informazione mondiale come il Times dedicò un ampio articolo sulle imprese di Garibaldi. Dumas non fu l’unico straniero a seguire e raccontare sui quotidiani europei e internazionali la spedizione dei garibaldini, infatti, oltre a lui c’erano, ad esempio, i giornalisti francesi Texier e Paya; Vizetelly che lavorava per il giornale inglese “Illustrated London News”; Nast, un tedesco-americano collaboratore della testata statunitense “Harper’s Weekly”; Devaux e De Fonvielle per il parigino “L’Illustration”. Attraverso cronache, foto, interviste e reportage si costruì una narrazione sulla Sicilia quale polveriera d’Europa, un’immagine che circolerà nel Vecchio Continente, insieme alla figura idealizzata di Garibaldi. Tutto ciò stimolerà un dibattito a livello mondiale sulla forma di Stato, di governo e sulla legittimità dell’azione rivoluzionaria posta in essere, coinvolgendo nella discussione politici, intellettuali, artisti, semplici cittadini e lettori dei quotidiani.
In questa grande narrazione Dumas ricoprì certamente un ruolo di primo piano, collaborando non soltanto con “Le Siècle” ma anche con altre testate francesi, e raccontando per primo al di fuori della Sicilia alcuni episodi fondamentali della spedizione dei garibaldini, come ad esempio la battaglia di Palermo e la marcia verso lo Stretto di Messina dei garibaldini. Certamente Dumas non si soffermò sugli aspetti più drammatici della spedizione dei Mille, tacendo, ad esempio, alcuni aspetti violenti della dittatura, edulcorando i fatti di Bronte con lo scopo di fornire un racconto appassionato, epico ed eroico. Il successo di pubblico fu enorme come dimostra il romanzo “Les Garibaldiens”, pubblicato nel 1861, che ebbe molteplici riedizioni. D’altro canto, da quanto detto, emerge pure l’importanza ricoperta dal giornalismo nel narrare, seppur schematicamente, a volte in modo fuorviante, a volte addolcendo alcune vicende, altre volte in forma letteraria e romanzesca, una vicenda storicamente rilevante come la spedizione dei Mille, moto iniziale del processo di unificazione nazionale italiana. Quindi il lavoro cronachistico, con tutti i limiti appena evidenziati, contribuì ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale su quanto stesse accadendo in Sicilia, un evento destinato a mutare gli equilibri geopolitici europei.