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Un progetto da 200 milioni di euro che sganci il plesso di Termini Imerese da una concezione puramente industriale orientandolo verso il green e le prerogative tecniche/economiche dello sviluppo e della mobilità sostenibile. Questa è l’idea con cui il Consorzio Smart Group City si presenta per riqualificare l’ex stabilmento Fiat e Blutec, cui sono legati 800 lavoratori in attesa di sapere il loro futuro.
All’Hotel Politeama di Palermo il consiglio di amministrazione di Smart City, consorzio composto da diciotto imprese, ha illustrato nei dettagli il progetto S.U.D. (Smart Utility District) già formalizzato a maggio scorso i cui progetti saranno consegnati definitivamente il mese prossimo.
A spiegare nei dettagli “i tre pilastri” del progetto S.U.D. è Giancarlo Longhi presidente del consiglio di amministrazione di Smart City: “Il progetto che abbiamo presentato con una manifestazione di interesse che adesso sta avanzando con una serie di ulteriori – ha spiegato – presentazioni ha una caratteristica di fondo molto importante ovvero che supera la logica del distretto industriale per entrare in una logica diversa, quella dei tre pilastri. La parte relativa all’economia circolare – ha proseguito – legata alla logica del New Deal Europeo e quello che riguarda lo sviluppo sostenibile è affiancata da aziende innovative, produzioni assolutamente legate alla nuova mobilità, che danno al progetto di Termini una connotazione diversa. A legare questi due pilastri vi è un terzo pilastro quello relativo all’innovazione e alla ricerca in quanto – ha concluso Longhi – faranno parte del progetto anche dei consorzi universitari. Noi vogliamo tramite questo modello creare opportunità di sviluppo vero all’area di Termini Imerese”.
Il vice-presidente del consiglio di amministrazione Stefano Rolando ha spiegato quali sono gli obiettivi di fondo del progetto: “Stiamo parlando di un progetto che impegna 18 imprese, ognuna con la sua cultura di impresa e specificità tecnologica. Vi sono anche un diciannovesimo progetto e un ventesimo progetto che avverranno quando ci sarà la certezza della riuscita dell’operazione. Il diciannovesimo progetto è quello di rigenerazione che riguarda quell’area industriale e il quadro che gli sta attorno, oggi trasandato. Una rivitalizzazione che deve avere un suo perché, visto che parliamo di un progetto innovativo, tecnologico e moderno. Il ventesimo progetto è quello di trasferire culture al territorio e aprire un dialogo con lo stesso. Questo dialogo si è aperto con un’offerta di tavolo perché i bisogni che possono venire soddisfatti da questo genere di impresa sono importanti, riguardano temi come la sostenibilità ambientale e la cultura dell’innovazione”.
Sergio Miotto, direttore del consorzio ha posto l’accento sull’aspetto legato al green e in particolare al riutilizzo dei materiali: “Il nostro progetto è finalizzato a dare una risposta -ha spiegato – delle problematiche riguardanti tutta la regione: in particolare abbiamo verificato che tutto quello che riguarda il riciclo dei materiali oggi in Sicilia non avviene e quindi bisogna creare strutture tecnologicamente dedicate, come avvenuto soprattutto nei paesi del Nord Europa. L’altro elemento – ha concluso – è quello di dare una soluzione che dia continuità con diverse tecnologie ed una quindicina di imprese ad un polo che nel passato non ha avuto molta fortuna”.