Le restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm del 25 ottobre nell’ottica del contrasto alla diffusione del coronavirus hanno inevitabilmente creato una fortissima ansia combinata a malcontento al mondo delle attività economico-produttive, già profondamente provato dal lockdown di Marzo, che adesso sta facendo sentire la sua voce di dissenso. Sebbene il Governo abbia dettagliato i provvedimenti dell’annunciata manovra economica di ristoro per le attività colpite maggiormente dalle limitazioni, l’apprensione resta comunque forte.
Oltre alla preoccupazione per gli effetti, già stimati tra il gravissimo e l’irrecuperabile, a far storcere il naso ai ristoratori (e ad altre categorie come quella degli operatori dello spettacolo e delle palestre) sono le incongruenze dei provvedimenti soprattutto in relazione a quei necessari e rigidi protocolli anti-Covid che le attività hanno assimilato facendo spese importanti nella consapevolezza di entrate ridotte: con le chiusure anticipate verrebbero vanificati anche questi sforzi.
Anche a livello politico, sebbene a nessun livello venga sminuita o peggio ancora negata l’estrema serietà della situazione pandemica, si è richiesta da parte della maggioranza delle istituzioni regionali del paese l‘allentamento delle strette onde evitare ripercussioni economiche irrecuperabili. Per quanto riguarda la Sicilia (che ha dalla sua la maggior autonomia data dallo status di regione a statuto speciale) il governatore Musumeci ha annunciato un disegno di legge regionale per alcune deroghe sull’ultimo Dpcm in quanto agli orari di chiusura delle attività.
In generale quella di lasciare alle attività in cui sono attutati i protocolli anti-Covid e che non implicano assembramenti la possibilità di poter lavorare anche la sera è una prospettiva che, al di là del suo buonsenso, incontra il favore degli amministratori locali siciliani. Che, in merito all’ultimo Dpcm, hanno espresso più di qualche perplessità.
Il sindaco di Mussomeli Giuseppe Catania ne ha sottolineato le possibili conseguenze serie per il tessuto sociale nonché l’incoerenza rispetto alle imposizioni protocollari: “Secondo me l’ultimo Dpcm da un punto di vista economico, che implica l’aspetto occupazionale e sociale, ha conseguenze nefaste. Trovo fuori da ogni logica la chiusura dei ristoranti alle 18. Da un lato il Governo ha detto ai ristoratori di mettersi a norma con i tavoli distanziati di un metro, i plexiglass, le sanificazioni dall’altro si dice che a questo punto il locale è adeguato a ricevere clienti di giorno ma non lo è la sera per la stessa funzione. Sarebbe stato più logico dire che la sera è possibile esclusivamente il consumo ai tavoli in modo che i locali continuino a lavorare. Qui c’è grande preoccupazione soprattutto di tutti gli operatori e dipendenti che ruotano attorno all’indotto della ristorazione. Il mio auspicio è che gli aiuti che sono stati dichiarati arrivino e anche in tempi brevissimi perché ci vuole tempestività. Secondo me è assolutamente necessario rivedere il Dpcm anche alla luce del fatto che le stesse regioni hanno più volte manifestato al Governo la necessità di apporre delle modifiche. Bisogna allentare la tensione sociale”.
Il primo cittadino di Chiusa Sclafani Francesco Di Giorgio nell’analizzare la situazione specifica del suo comune ha voluto sottolineare che l’aspetto su cui bisogna spingere non è quello delle chiusure ma il rispetto dei protocolli: “In primis non sono favorevole a queste misure perché non sono convinto che siano quelle giuste nell’ottica del contenimento della diffusione del virus. Una cosa sono le attività che implicano assembramenti una cosa sono i ristoranti e le pizzerie che sono già stati chiamati ad adeguarsi alle normative anti-Covid investendo soldi per ottemperare agli obblighi per vedersi chiusi alle 18. In piccole realtà come quella del mio comune alle 18 le attività come ristorante e pizzerie cominciano a lavorare e lo fanno soprattutto il fine settimana perché di settimana si lavora il giusto. Secondo me bisognerebbe lasciare le Regioni libere di decidere e di regolare gli orari in base alle specificità del territorio. Aggiungo che sono contrario anche alla chiusura dei teatri e dei cinema: se nelle sale le persone stanno distanziate e con la mascherina che motivo c’è di chiudere? L’azione del Governo deve essere mirata a fare rispettare i protocolli”.
Il sindaco di Castelbuono Mario Cicero ha sottolineato come il provvedimento penalizzi realtà in cui la situazione epidemica è sotto controllo :”Io non sono d’accordo sull’ultimo Dpcm. Ovviamente è chiaro che dobbiamo cercare di contenere la pandemia ma non possiamo permetterci generalizzazioni e mettere sullo stesso piano regioni con elevate punte di contagio con altre regioni. Bisogna ragionare all’interno delle regioni territorio e territorio. Prendo per esempio il mio comune, un paese di 9000 abitanti con grande affluenza di turisti. Al momento non abbiamo nemmeno un caso. Questo è successo anche perché abbiamo messo in atto una serie di iniziative che hanno permesso un adeguato controllo. All’interno del paese si può fare solamente commercio in maniera statica, gli ambulanti che vogliono venire a Castelbuono devono avere tutti i requisiti, registrarsi e stare nell’area comunale che gli viene assegnata. Il mercato è supercontrollato, abbiamo fatto un’ordinanza in cui chiediamo ai commercianti e i rappresentanti di fare il sierologico o il tampone rapido ogni mese. Sanifichiamo il nostro territorio ciclicamente e in più vigili urbani e carabinieri collaborano nel controllo sull’utilizzo dei dispositivi di protezione. Tutti provvedimenti che ci hanno portato a zero contagi. Quello che chiedo al Governo Nazionale e Regionale è non bloccarci: non comprendo in generale perché si chiudono il bar e si tengono aperte metropolitane o altri poli di assembramenti. Nel chiudere alle 18 che vantaggi ne hai in relazione al controllo igienico-sanitario? Nessuno. Bisogna invece vigilare sugli assembramenti. Credo che bisogna dare agli amministratori locali la possibilità di intervenire nel loro territorio: ovviamente ci vogliono le linee guida ma queste non possono penalizzare le attività commerciali e il settore della ristorazione in comuni turistici dove queste attività sono la base dell’economia”.
Il ragionamento del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida parte dall’analisi comparativa di quelle che sono le dinamiche sociali del Sud e in particolare della Sicilia rispetto a quelle che esistono in penisola: “Bisogna partire da un presupposto ovvero che noi rispetto al Nord abbiamo una vita produttiva diversa fatta di attività legate servizi alla persona e che l’economia dalle nostre parti significa anche pescato e ortofrutta ma anche delle abitudini differenti. Prendiamo ad esempio i ristoranti. Qui è difficile che si va in pizzeria o al ristorante a pranzo a differenza di quanto accade verso Nord dove al contrario è più frequente: da noi generalmente i ristoranti sono frequentati di sera. Alla luce di questo non si può trattare un ristorante di Trapani alla stregua di quello di Milano. Non bisogna dimenticare che nella maggior parte dei casi al Nord ci si muove tantissimo la sera con i mezzi pubblici, luoghi di grandi assembramenti cosa che da noi non accade visto che per andare in giro ci si muove principalmente in macchina. Dunque, vale in generale ma a maggior ragione qui, non ci sono controindicazioni nemmeno da un punto di vista delle mobilità. I ristoranti, che qua per ragioni metereologiche che consentono di poter lavorare all’aperto hanno avuto concesso molto suolo pubblico, sono perfettamente in grado di fare rispettare i protocolli attuativi e garantiscono la sicurezza”.
Tranchida ha dunque affermato la necessità di rivedere l’ultimo Dpcm in quanto vessatorio all’eccesso dell’intera economia locale: “Il Dpcm ultimo del Governo penalizza in modo notevole tutto il tessuto socioeconomico locale e regionale che non solo quello che è il mondo della ristorazione in forma statico ma anche quello del pesce, dell’ortofrutta, dei servizi correlati. quello che è il nostro terziario. Per altro con il calo dei turisti l’economia locale è in ulteriore sofferenza. Non comprendiamo francamente la ratio di questo provvedimento. Oggi abbiamo prodotto assieme ad altri undici sindaci della provincia di Trapani che abbiamo mandato sia al Governo Nazionale che a quello Regionale, un documento che richiede una revisione di questo provvedimento per quel che riguarda le attività di somministrazione cibo in forma statica e alcune attività che riguardano i servizi alla persona. Per fare un esempio: se una palestra è ben areata e organizzata secondo i protocolli di sicurezza sanitaria attuali perché la devo chiudere come se fosse un bunker? Uno sportivo mica è stupido. Bisogna avere il coraggio, quando si emanano questi provvedimenti, di utilizzare il bisturi al posto dell’ascia. Chiediamo al presidente della Regione che utilizzi i poteri speciali per scostarsi dal provvedimento e di attuare l’ordinanza regionale che aveva emanato, un provvedimento intelligente che rispecchia gli interessi del territorio e basato sulla conoscenza delle dinamiche del tessuto socioeconomico regionale. Non dobbiamo dimenticare tutti i lavoratori che fanno parte di tutto questo mondo: come possono andare avanti?”
Il Sindaco di Taormina Mario Bolognari ha posto in rilevanza l’aspetto legato alla mancata erogazione di un servizio importante per realtà che, come quella di cui è sindaco, vivono di turismo: “Le misure restrittive le accettiamo tutti perché sono obbligatorie e legate alla curva dei contagi. Tuttavia c’è qualche misura che ci lascia perplessi per le condizioni specifiche della nostra realtà. Faccio l’esempio della chiusura alle 18 di bar e ristoranti che al sud e in particolare in una località turistica come la nostra ci ha portato ad abbandonare a sé stessi i turisti che in questo momento abbiamo. Da noi per fortuna ci sono dei turisti: però al momento sono privi della possibilità di mangiare in città. Il decreto dice che possono rivolgersi alla propria struttura alberghiera ma noi sappiamo perfettamente che molti alberghi hanno chiuso i loro ristoranti da anni perché non remunerativi arricchendo così il territorio che si è fornito di diversi punti di ristorazione. Inoltre molti turisti alloggiano in Case Vacanze o nei B&B quindi si ritrovano privi di un servizio. Per altro le 18 è un orario ibrido: non è presto non è tardi. Qui al sud non ci sono costumi per cui andiamo a mangiare alle cinque del pomeriggio: questo orario non dico per tutte ma alcune realtà francamente lo ritengo buttato a caso, poteva essere a sto punto le 17 o viceversa le 19, cambiava poco. Io penso che bisogna dare la possibilità di derogare il Dpcm ad alcune località in particolare quelle turistiche, non tanto per la salvaguardia economica, visto che ieri pare sia arrivato un accordo con le categorie per un ristoro veloce e consistente, ma per la mancata assistenza ai turisti che in questo momento si trovano a Taormina come in Sicilia, che poi diventa un cattivo servizio. Arrivare a Novembre così è complicato”.
In una fase storica in cui è necessario trovare almeno una sproporzione non troppo eccessiva tra le politiche di contenimento del contagio e la tutela del tessuto economico l’operato e il buonsenso di chi vive e si confronta ogni giorno con le realtà dei propri territori possono essere una chiave importante per affrontare nel modo migliore possibile i disagi causati da questa maledetta pandemia.