Trentasei lavoratori in nero sono stati scoperti dalla guardia di finanza di Taormina in una Rsa del Messinese. L’indagine riguarda un arco temporale che va dal 2016 al 2020.
Per ottenere risparmi in termini di versamento di contributi e oneri previdenziali il responsabile della struttura, secondo le fiamme gialle, aveva impiegato completamente o parzialmente i lavoratori senza effettuare alcuna comunicazione al Centro per l’impiego.
La busta paga, inoltre, era dimezzata: da una base che secondo il contratto di categoria puo’ variare tra i 1.184 e i 1.426 euro mensili per 38 ore settimanali, i lavoratori della Rsa finivano col percepire settecento euro. Ascoltati dalla guardia di finanza, i dipendenti della Rsa hanno raccontato come il titolare avesse sempre impedito qualsiasi forma di riposo o ristoro durante l’orario di lavoro, imponendo una sorta di divieto di socializzazione impedendo loro di scambiarsi i numeri di telefono.
Le fiamme gialle hanno poi scoperto turni notturni di lavoro pari a 12 ore svolti sempre dagli stessi lavoratori i quali, oltre ad accudire gli anziani ospiti della Rsa, avrebbero dovuto svolgere anche altre mansioni. “Palesi violazioni”, secondo la guardia di finanza, sono state rilevate anche per quanto riguarda le norme sull’orario di lavoro, sui periodi di riposo e sulle ferie. Il titolare della Rsa dovra’ mettere in regola il personale impiegato e pagare una multa di 130mila euro