L’attesa analisi costi-benefici della TAV Torino-Lione è approdata a Palazzo Chigi. Il verdetto è impietoso: secondo gli esperti la linea ferroviaria ad alta velocità tra Italia e Francia sarebbe solo un enorme spreco di soldi pubblici. Nello specifico si parla di una sproporzione di costi di almeno 5,7 miliardi rispetto ai benefici e con l’ipotesi che il divario arrivi fino a 8 miliardi.
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Lo scontro nel Governo tra Lega e 5 Stelle sembra dunque ormai alla svolta: il dossier commissionato dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli dovrebbe mettere la pietra tombale sulla grande opera, fortemente sostenuta, invece, dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.
E in Sicilia? Pochi giorni fa il vicepremier Luigi Di Maio aveva parlato di una non ben definita TAV Catania-Palermo, esprimendo il suo impegno per portare l’alta velocità ferroviaria nell’Isola.
In attesa di scoprire le idee e i progetti del Governo giallo-verde per recuperare il forte gap infrastrutturale Nord-Sud, c’è chi – ad ogni campagna elettorale – rispolvera ancora la questione del Ponte sullo Stretto. Anche lì sarebbe necessaria una valutazione costi-benefici per chiudere definitivamente un discorso che i siciliani sono stanchi di dover sentire.
Le strade colabrodo, il viadotto Himera ancora non ricostruito, le autostrade della vergogna (A18 e A20), le ferrovie ancora da terzo mondo con troppe tratte a binario unico, treni spesso in ritardo, collegamenti aerei dai costi spropositati per i siciliani, e porti ancora non efficienti sul piano logistico, dovrebbero spingere la politica a fare meno chiacchiere e più fatti.
Le parole ormai stanno a zero: la Sicilia non ha bisogno di opere faraoniche o promesse impossibili. Solo di normalità e continuità territoriale.
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