Carissimi,
quanti di noi a quaranta anni sono stati costretti a mettere le lenti per leggere da vicino?
Mi ricordo che da più giovane tutti mi chiedevano: “Cosa c’è scritto laggiù che non lo leggo bene? Tu che hai una buona vista prova a leggere….”. Io che avevo una buona vista leggevo e ho letto sempre ciò che c’era scritto.
Poi giunse l’ora dell’Università e il mio professore di disegno mi insegno a leggere con “gli occhi della mente” e tutto quanto seppur bizzarro era anche possibile e iniziai a vedere le cose per come sarebbero state prima di realizzarle.
Giunse il momento in cui non riuscii a vedere più quello che gli altri vedevano e allora riposi gli occhiali visto che l’effetto con e senza di loro era lo stesso. Un handicap? No, anzi una “fortuna” e mi sentii come quell’idiota della barzelletta che aveva dolori in ogni parte del suo corpo che toccava con un dito, primo di appurare dal medico di avere soltanto il dito rotto. Il problema stava negli occhiali, tutti uguali come le divise di “regime” creati per farci vedere le stesse cose.
Fu così che iniziai a cambiare gli occhiali continuamente come si fa con le password (come dicevo prima di riporli sul comodino definitivamente).
Il sospetto mi era venuto nel momento in cui ogni persona che si avvicinava a me per approfondire l’amicizia ed entrare nella mia fascia privata personale protetta, non solo portava gli occhiali, ma mi imponeva lo stesso modello di montatura facendomene dono.
Quanti occhiali dismessi nei miei cassetti, quanta gente non “vedo più” e il mio sollievo è aumentato man mano che il cassetto si riempiva di occhiali dismessi.
Oggi che cammino senza occhiali e sono “cieco” rispetto a tutto ciò che mi vorrebbero fare vedere, mi sento dire di continuo: “ma guarda che bello, guarda come tutto è cambiato, come fai a non accorgertene!”
Credetemi, io rimango come il contadino che grida “viva Aliprando, ma è venuto da Como per non vedere un accidente”.
Non pensate che il mio aver scelto di non indossare occhiali mi abbia giovato, assolutamente, poiché ho finito per diventare un “fastidio” per chi “spaccia questo tipo di occhiali”, qualcuno ha tentato di surrogarne l’uso prestandomi il proprio braccio per camminare senza vedere, ma purtroppo io non sono “completamente cieco” ma “ipovedente senza occhiali” e quindi ho finito per accorgermi che nel camminare non stavamo andando dove volevo io, ma dove voleva lui, senza chiedermelo.
A volte mi chiedo se dovrei usare gli “occhi della mente” anche adesso, a questa età. No, forse non è più tempo per progettare e mi consolo pensando che occorre avere pazienza poiché si dovranno stancare prima o poi di buggerare un “povero incapace come me”, anche e perché la circonvenzione d’incapace è un reato.
Io non ci arrivo e non perché non ci vedo, ma perché quello che riesco ancora a percepire è molto diverso da ciò che mi raccontano ed è molto lontano dalla mia ricerca di normalità.
Un abbraccio, Epruno