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Il restauro come azione che porta alla rinascita di un’opera, di diverso genere, e alla scoperta di nuovi elementi che possano riscrivere la storia anche dopo secoli di oblio. Abbiamo incontrato a tal proposito uno dei più stimati e apprezzati professionisti del settore a Palermo, Franco Fazzio, in questo momento occupato in un’altra grande opera di rivalutazione architettonico-artistica.
Fazzio, nella video intervista, ci conduce alla scoperta di uno dei più antichi edifici storici della città, Palazzo Galletti Santamarina, al centro di un imponente recupero.
Le origini dell’immobile, come ci dice Fazzio, risalirebbero al Trecento, momento in cui si ha la prima testimonianza di una casa gentilizia edificata sul tratto settentrionale delle antiche mura del Cassaro per volontà di un esponente della nobile famiglia dei Crispo, probabilmente Rinaldo, che fu baiulo, ovvero ambasciatore, di Palermo in quel periodo.
Secondo testimonianze scritte dell’epoca, rinvenute intatte, il privilegio di costruire sulle mura del Cassaro era appannaggio solo di potenti casati e influenti ordini religiosi.
E certamente potente era, tra XIV e XVI secolo, la famiglia dei Crispo che tra i suoi esponenti annoverò un Federico pretore (1384-85), un Tommaso con la stessa carica (1399-1400), un Rinaldo capitano di giustizia di Palermo (1480-81) e forse egli stesso anche giurato.
E poi ancora un Giovanni fu secreto di Palermo nel 1479 e un altro Rinaldo senatore di Palermo negli anni 1572-73. Ma la storia del Palazzo si estende, in diverse opere, fino all’inizio dell’800.
Tanti i tasselli che, nella rilettura architettonica dell’edificio, sostanziano la storia nobiliare e che, grazie all’odierno restauro, stanno ritornando alla luce insieme ad opere d’arte inaspettate.
Oltre infatti allo stemma familiare, alle travi decorate, al soffitto a cassettoni e al prospetto, che custodisce intatte le sovrapposizioni architettoniche susseguitesi, sono state rinvenute, inaspettatamente, due opere pittoriche importantissime.
La prima, come spiega Fazzio, è un rarissimo esempio di trompe l’oeil di fine ‘700, realizzato in un muro esterno (ne esiste oltre questo solamente un’altro in città), anch’esso restaurato secondo i dettami moderni che non prevedono una ricostruzione integrale, che ne inficerebbe la veridicità storica.
L’altra è un affresco di fine ‘400, una Madonna allattante, probabilmente realizzato da un artista non siciliano ma toscano, date le origini pisane della Famiglia Galletti.
Dopo il consolidamento dell’opera, continua Fazzio, il restauro permetterà di rintracciare ulteriori dettagli fondamentali per inquadrare il periodo storico e le tecniche manifatturiere impiegate, legate alla scelta dei colori e anche ai soggetti ritratti.
“Il restauro coniuga i due aspetti fondamentali della rinascita di un’opera ma permette, a volte, di riportare alla luce frammenti di storia che rischiano di perdersi; è sempre una grade emozione“.
Usciti da Palazzo Galletti Santamarina abbiamo capito perché Franco Fazzio dal 1983, anno del suo primo incarico, non ha più lasciato Palermo, città ricchissima di opere eccezionali in grado ancora di svelare nuovi e sorprendenti tesori.