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“La rondine” in scena al Teatro Biondo (Sala Strehler), dal testo di Guillem Clua, ispirato all’attacco terroristico del Bar Pulse di Orlando del giungo del 2016, per la regia di Francesco Randazzo, racconta in forma fortemente didascalica e per nulla innovativa dell’incontro, ricercato, tra due vittime sopravvissute, a vario titolo, della tragedia.
Lei, Lucia Sardo, come ci dice nella video intervista, è Marta un’insegnate di canto e madre di uno dei giovani, vittima della strage; l’altro protagonista, Luigi Tabita, è Matteo, fidanzato di Dani, figlio di Marta, che, con l’escamotage delle lezioni private, forza l’incontro con la mancata suocera, volutamente indifferente alla vita affettiva del figlio.
“Quello che emerge dallo spettacolo – ci dice la Sardo – è la fragilità degli esseri umani di fronte al dolore“.
In un congegno teatrale estremamente fragile si consuma quest’incontro fondato su esili colpi di scena che conducono al prevedibile finale, sulle note della canzone “La rondine” per l’appunto, tassello di congiunzione tra i due.
Se nel dialogo la vicenda, con la tensione che dovrebbe appartenerle, svanisce è nei singoli monologhi, della Sardo e di Tabita, complici i giochi di luce che virano dal rosso al blu, che si percepisce maggiore tensione scenica, funzionale all’exitus del racconto.
La scena, non ultima, insieme alle musiche originali di Massimiliano Pace e agli effetti sonori, i colpi di pistola in sottofondo risultano funzionali al pathos del racconto della strage, segna la svolta in questo incontro-scontro che mira, forse, a pareggiare i conti tra passato e presente, tra visione privata e pubblica della “diversità” sociale. Ecco che i veli che ricoprono mobilio e oggetti familiari volano via nella speranza che il futuro sia più sgombero da pregiudizi e sterili apparenze.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Catania, replicherà fino al 14 aprile.