Carissimi,
Non è un romanzo di Jane Austen sfuggito alla vostra attenzione ma è soltanto la mia considerazione settimanale.
Guardo la tv, sento pareri dagli eminenti commentatori e noto sempre più che la gente si lascia trascinare nelle polemiche facendo attenzione all’effetto che si ha davanti agli occhi e non le cause che lo hanno prodotto, ossia le conseguenze che ci hanno portato a ciò.
Sembra proprio (e questo è un effetto dei social) si abbia timore anche davanti all’evidenza ad esprimere una propria opinione in senso contrario per paura di esser additato e messo da parte dal “comune pensare” dalle caste di un “emisfero auto-dichiaratosi giusto e verità assoluta”.
Ho letto quei libri che mi necessitavano e quelli che mi piacevano, ho letto di contro tanti manuali d’istruzione e per tutto quanto non ho trovato lì dentro, mi sono rifatto alla strada, il marciapiede nel quale sono cresciuto e dove non c’era tempo per interpretare le cose, non esisteva il politically correct ad ogni costo perché bisognava stare attento ai “mazzacani” che era poco trendy ma fu “salvamento di vita”.
Quindi guardo le cose e le vedo per come sono e non per come vorrebbero farmele vedere. Ma che opinione pubblica stiamo costruendo?
Non vi viene il sospetto che chi ci guarda da fuori, sfruttando queste nostre contraddizioni interne, si sia ormai convinto che siamo degli idioti da sfruttare, se la ride e in più se ne approfitta di noi? Basta fare la faccia triste che qualcuno qui subito si lascia prendere dalla commiserazione.
Di contro perché devo esser tacciato di razzismo e di poca sensibilità sui migranti se mi chiedo chi gestisce dall’altra parte del canale questa fabbrica di casi umani?
Oppure se rimango basito mentre in TV scorrono le immagini di un “campo nomadi” (ma quanto siamo ipocriti a chiamare nomadi chi è ormai stanziale) nel quale ai giornalisti era stato impedito l’ingresso per documentare una demolizione di un abuso perpetrato e accettato per anni da chi vigila su di noi? Chi ci lucra?
È così che si fa l’integrazione? Può una religione, un’etnia, un costume sessuale, un colore degli occhi dare una deroga al rispetto delle regole del vivere in comune?
Come lo giustifico con coloro a cui chiedo di rispettare giornalmente la legge per mandare avanti la nazione e in qualunque latitudine del paese?
Si può dire per una volta che la parola “regole” non ha un colore, ma che è soltanto un principio di coesistenza civile?
In Italia andiamo avanti perché c’è una percentuale di persone che rispettano le regole, pagano le tasse e mandano avanti i costi sociali dei nostri servizi e c’è la restante parte che fa ciò che cavolo vuole a disprezzo dei primi e sulle spalle dei primi e ha interesse ad alimentare il caos per restare impuniti e gettare la responsabilità del tutto sulla contingenza del momento.
Io ho un sospetto che coltivo da tempo, tutti amiamo la regola e l’ordine nel nostro appartamento, ma già dal pianerottolo di casa per molti ormai tutto diventa lecito e anzi è d’obbligo alimentare il caos purché questo rimanga lontano dal mio uscio di casa. Siamo tutti splendidi con il “posteriore altrui”.
Quanto sopra si può dire o turba la sensibilità e le letture forbite in salotto di qualche struzzo che pontifica ma tiene la testa infilata nel terreno?
Gente, il mondo e sotto casa vostra, non nell’idilliaco paese esotico descritto nelle vostre letture.
Il mio e il nostro cuore è così grande che vorremmo aiutare tutti, ma per far ciò prima ci dobbiamo attrezzare e per attrezzarci occorre che noi per primi si rispetti le regole che ci siamo dati, le nostre regole occidentali e avendo delle regole chiare possiamo venire incontro a chi vuole venire da noi per migliorare la sua condizione nel rispetto e nella condivisione delle nostre regole, senza deroghe, le deroghe gli sgravi ed i condoni hanno già fatto tanto male e in tutti i campi alla nostra terra.
Chi continua nella logica del “cape a casa quantu voli u patruni” o del “come nun ci mancianu dui nun ci mancianu tri” non vuole bene a questo paese e soprattutto si rifiuta di guardare la realtà per intero, guardando soltanto ciò che gli conviene cavalcare per sponsorizzare il proprio egoista interesse, tanto tutto rimarrà lontano dall’uscio di casa propria.
Non date la colpa alla politica. Quello che è il nostro oggi è conseguenza di ciò che c’è stato prima, se reputate un deputato, un consigliere, un sindaco o un ministro, un perfetto idiota non state a chiedervi come fa un idiota ad arrivare così in alto ma chiedetevi chi lo ha scelto, chi lo ha nominato, chi lo ha votato (effetto e conseguenza).
Un abbraccio, Epruno.