La guardia di finanza di Palermo, il 13 giugno, ha effettuato una perquisizione nell’abitazione del giudice Cesare Vincenti, capo dell’ufficio gip del capoluogo siciliano.
Gli accertamenti sono stati disposti dalla procura di Caltanissetta che indaga sull’eventuale esistenza di una talpa negli uffici giudiziari che avrebbe avvisato l’ex presidente del Palermo calcio Maurizio Zamparini di una richiesta pendente di arresto a suo carico.
Secondo gli investigatori, dunque, qualcuno avrebbe informato l’ex patron rosanero che c’era una richiesta di arresto nei suoi confronti.
L’inchiesta è durata diversi mesi nel tentativo di ricostruire i tasselli: la svolta arriva a maggio 2018 quando l’allora presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, viene intercettato mentre parla con Zamparini. “Senti, io oggi sono dalle tue parti… riusciamo a vederci?”.
Da qui l’appuntamento fissato all’ultimo momento, a Varese, e il viaggio in aereo fatto all’improvviso. Un appuntamento preso in tutta fretta, e un volo prenotato all’ultimo momento. Il giorno dopo, Zamparini si sarebbe dimesso da consigliere delegato.
Le dimissioni, piovute a ciel sereno, furono alla base del motivo per cui il gip, nel frattempo chiamato a decidere dell’arresto, negò le manette per Zamparini. Per il giudice il fatto che l’imprenditore friulano non avesse più carica nella società aveva fatto venir meno le esigenze cautelari. La strana coincidenza temporale ha insospettito i pm di Palermo che, temendo una talpa all’ufficio presso cui pendeva la richiesta di manette, ha mandato le carte ai colleghi di Caltanissetta.
Ad ogni modo, nove mesi dopo Zamparini sarebbe finito agli arresti domiciliari. La finanza, ha acquisito dagli uffici gip alcuni documenti. Vincenti sarebbe indagato per violazione del segreto investigativo.
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