Il pm antimafia Nino Di Matteo scende in campo e decide di accettare la candidatura al Csm. Lo fa nel momento in cui i riflettori sono puntati sulla magistratura, parla di “correnti”, “giochi” di “potere” e di “spallate”.
“Un sistema non più tollerabile – dice – cui occorre dare una spallata. Le correnti non sono più soltanto dei gruppi di potere interno ma esprimono la loro forza anche all’esterno“. Secondo Di Matteo, questo riuscirebbe a condizionare le carriere e il lavoro quotidiano dei giudici.
In un’intervista Il Fatto Quotidiano, il magistrato motiva così la scelta di accettare l’invito a candidarsi. “Non sono iscritto ad Autonomia e Indipendenza – continua –non sono iscritto a nessuna corrente e non è mia intenzione farlo”.
Poi dice di nutrire stima nei confronti di Ardita e Davigo. “L’accesso agli organi di autogoverno così come a quello dei ruoli direttivi dell’Associazione nazionale magistrati non possono essere condizionati dal criterio dell’appartenenza a correnti”.
Infine, Di Matteo si dice scevro da condizionamenti provenienti dal passato ma “ci sono pagine importanti nella nostra storia, non solo questo squallore”.