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Sit-in ieri davanti al carcere Pagliarelli di Palermo, dei familiari di Samuele Bua, il ragazzo di 28 anni che si sarebbe suicidato il 4 novembre 2018.
“Insieme ai familiari di Samuele Bua, il giovane che il 4 novembre del 2018 si sarebbe tolto la vita mentre si trovava da 10 giorni in isolamento punitivo, abbiamo sostato per qualche ora davanti il carcere Pagliarelli, dove era rinchiuso da sei mesi. I fratelli, le sorelle, la madre, chiedono di conoscere la verità sulla modalità della morte di Samuele che, inspiegabilmente, era in possesso di lacci da scarpe utilizzati per consumare l’insano gesto”. Lo dice Pino Apprendi, presidente di Antigone Sicilia.
“Il giovane ventottenne, era stato arrestato perché aveva dato segni di intemperanza, in preda ad una crisi di natura psichiatrica di cui soffriva da tempo. La stessa famiglia pensava che il carcere potesse calmarlo e potesse iniziare un percorso di recupero, mai e poi mai pensava di dovere accogliere il cadavere del ragazzo. Antigone – prosegue Apprendi – è accanto alla famiglia di Samuele, affinché nel più breve tempo possibile si possa giungere alla verità. Da sempre ci battiamo contro l’applicazione dell’isolamento punitivo, causa troppo spesso, della decisione, da parte di soggetti fragili, di farla finita con la vita. L’isolamento è una tortura”.
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