Nell’inchiesta su presunti rapporti fra mafia e massoneria spunta il nome del deputato dei Popolari e autonomisti, Carmelo Pullara.
Già il mese scorso in occasione dell’arresto di alcuni boss agrigentini, le intercettazioni parlavano chiaro. I boss, Angelo Occhipinti capo mandamento di Licata e Angelo Graci, chiacchierando avevano tirato fuori il nome di Pullara.
Nella retata di oggi spuntano nuovi particolari dati da una sua presunta appartenenza ad una loggia massonica, la “Arnaldo da Brescia”: Il boss Giovanni Lauria per trovare lavoro al figlio pare si sia rivolto proprio al deputato dei Popolari e autonomisti, Pullara. Numerose sono le telefonate tra i due intercettate dagli investigatori.
Ma il deputato regionale attraverso un comunicato stampa smentisce categoricamente le accuse: “Ancora una volta, amaramente, constato di correre il rischio di finire nel tritacarne mediatico, pur non essendo in alcun modo coinvolto in una vicenda di cui non conosco nemmeno i contorni. Mi riferisco – aggiunge – all’operazione “Halycon”. Premetto di non essere massone e pertanto di non essere iscritto a nessuna loggia massonica. Vengo tirato in ballo da altri, pur non avendo alcuna contezza della vicenda in questione. Se questo è il prezzo da pagare per essere un uomo pubblico, comincio a pensare che sia un prezzo troppo alto”.
“Rilevo inoltre – aggiunge l’onorevole Pullara – che i dialoghi in cui si farebbe riferimento alla mia persona, risultano essere del luglio 2016, un periodo lontanissimo dalle elezioni regionali, che si sono tenute nel novembre del 2017, quando sono stato eletto all’Ars. E nessun incarico pubblico ed elettivo rivestivo in quel periodo”.
“Ribadisco – conclude il deputato regionale – di essere assolutamente sereno, considerata la mia totale estraneità alla vicenda in questione, e fiducioso nell’operato della magistratura. Ribadisco l’assoluto rispetto delle istituzioni, tanto da essermi già in precedenza autosospeso da componente della Commissione Regionale Antimafia”.