“La stagione turistica in Sicilia è stata certamente caratterizzata da un importante numero di presenze turistiche, in alcuni casi anche oltre le aspettative. Presto avremo i numeri che rappresentano sempre la “sentenza” su ogni previsione ma va detto che questa è stata anche e soprattutto la stagione del boom dell’abusivismo, che ha raggiunto ormai livelli incredibili”. Così il presidente emerito di Uftaa (la Federazione mondiale degli Agenti di Viaggio), Mario Bevacqua analizza il trend del turismo 2019 in Sicilia e i problemi irrisolti, a partire dal fenomeno sempre più dilagante dell’abusivismo.
“A dir poco eloquente – spiega Bevacqua – è il dato che abbiamo avuto modo di leggere di recente del 70% di abusivismo denunciato da un’associazione di categoria per quanto concerne case vacanza, appartamenti e B&B abusivi a Catania. Un dato spaventoso ma che vale per tutti e ovunque, anche alle Eolie, a Taormina e a Siracusa e Ragusa. L’abusivismo è il cancro del turismo, un danno enorme all’economia del territorio, alle imprese e ai lavoratori stessi, ed è un “mostro” che toglie risorse anche alle casse pubbliche e cioè al gettito della tassa di soggiorno”.
“Se è vero che la tassa di soggiorno vale in Sicilia 18 milioni di euro, si potrebbe tranquillamente raddoppiare quella cifra se il sistema fosse messo a regola d’arte e se venissero fatti controlli più stringenti contro l’abusivismo. Gli albergatori fanno questa battaglia da anni ma non vengono ascoltati e in alcuni casi si pensa in modo errato e banale che sia quasi una lotta che interessa soltanto la loro categoria, senza comprende che il danno viene fatto all’intera sistema del turismo. Una struttura abusiva toglie lavoro anche ai lavoratori stessi, perché la competizione sleale alle strutture ricettive incide negativamente poi sui livelli occupazionali disponibili. La privatizzazione selvaggia del turismo è un elemento devastante per il turismo, che va affrontata e fa fermata, regolamentando un settore sul quale soprattutto da noi in Sicilia si regge l’economia dei territori. Sulla tassa di soggiorno gli albergatori hanno denunciato l’utilizzo improprio di questa imposta da parte dei Comuni ma le Amministrazioni non rispondono e fanno finta di non sentire”.
“Addirittura a Catania c’è chi ha comunicato, quasi fosse un vanto o un’opera meritoria, di aver speso 40 mila euro per la promozione turistica su un portale specializzato a fronte di un totale di 2 milioni di euro introitato dall’ente locale con la tassa di soggiorno. E il resto, cioè Un milione 960 mila euro, che fine faranno? Li spenderanno per la viabilità? Certamente non per il turismo, e non per la finalità istitutiva di quel balzello. A Taormina, dove ogni anno la tassa di soggiorno vale circa 3 milioni di euro, gli albergatori hanno segnalato alla Corte dei Conti già nel 2015 la questione dell’utilizzo improprio dell’imposta e lo hanno rifatto nuovamente anche quest’anno. La Corte dei Conti ha certificato che il problema esiste ma se poi non si va oltre le diffide non cambierà mai nulla. Per quale motivo, in concreto, non viene attuata nessuna azione incisiva e dimostrativa per fermare i Comuni e obbligarli a non spendere quelle somme per finalità che non siano quelle del turismo? A mio avviso tutti gli operatori turistici devono intestarsi una battaglia contro la politica, che deve fare quello per cui è stata eletta e cioè gestire la cosa pubblica senza cercare di eludere le regole. Il presidente degli Albergatori di Taormina, Italo Mennella, ha spiegato in 100 lingue differenti il problema e questo vale per Taormina come per tutta la Sicilia. La tassa di soggiorno non può essere utilizzata per la sopravvivenza dei Comuni.
“Quando parlo di abusivismo non mi riferisco solo al comparto ricettivo ma al fenomeno che colpisce chiunque, le guide, gli accompagnatori, le agenzie di viaggio che vedono partire bus carichi di persone che acquistano il viaggio il tour da associazioni senza scopo di lucro e senza coperture assicurative previste da legge europea sui pacchetti di viaggio a favore del consumatore ristoranti tipici senza licenza o con autorizzazioni camuffate, venditori ambulanti di merce contraffatta e addirittura viene riportato l’affitto di appartamento di case popolari. Ma dove viviamo? Nel caos più assoluto, per non parlare di organizzatori abusivi di tutto che provano a speculare pure sulla cucina tipica o sulla produzione di vini doc. Insomma di tutto questo non se ne può più. Noi però non ci arrendiamo e insistiamo nelle nostre battaglie perché vogliamo bene alla nostra Sicilia e ne conosciamo le straordinarie potenzialità. Lanciamo l’ennesimo monito, consapevoli che il sistema così non va e questo i problemi vanno affrontati e chiariti una volta per tutte. Siamo di fronte all’ultimo bivio e vale soprattutto per le future generazioni. O si cambia o così si muore”.