“Pieno sostegno al governo”. Questo il messaggio che Matteo Renzi ha consegnato al premier Giuseppe Conte in una telefonata ieri sera. Fonti vicine a Renzi confermano che l’uscita dal Pd annunciata per i prossimi giorni non avrà ripercussioni sulla tenuta dell’esecutivo.
Ormai Matteo Renzi, grazie al quale praticamente è nato il governo Conte bis, sembra deciso: con un’intervista ad un quotidiano e poi nel salotto di Porta a Porta, ha annunciato le ragioni che lo spingono a lasciare il Pd e a mollare gli ormeggi per il suo nuovo movimento che, affiancando i comitati civici di ‘Ritorno al futuro’, nascerà sia in Parlamento con un gruppo autonomo alla Camera e una componente cospicua al Senato, sia al governo con 2 ministri, Bellanova e Bonetti, e 2 sottosegretari, Ascani e Scalfarotto.
Ma, assicurano i renziani, il nuovo movimento, che potrebbe chiamarsi ‘Italia del sì’, non sarà un pericolo per il governo anzi “paradossalmente – garantisce Renzi – ne amplierebbe il sostegno”. L’ex premier avrebbe assicurato lealtà a Conte stesso, a quanto si apprende. Nessun contatto, invece, spiegano al Nazareno, con il segretario Nicola Zingaretti che anche ieri ha lanciato un nuovo appello ad evitare una scissione del Pd.
Discussione infuocata nella chat dei deputati Pd sulla scissione di Renzi. Sarebbe intervenuto, a quanto si apprende, anche Dario Franceschini con queste parole: “Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell’ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.