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Droga al Borgo Vecchio a Palermo, 18 arresti all’alba. Dietro c’era la mafia

sabato 28 Settembre 2019
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foto di repertorio

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Si chiama “Push Away” l’operazione della Polizia, scattata all’alba nel quartiere Borgo Vecchio a Palermo. Nel blitz sono state arrestate 18 persone, accusate di aver gestito un vasto giro di spacciatori di droga, esteso anche ai ragazzini della zona.  Le accuse vanno da associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, alla produzione, traffico e detenzione di stupefacenti.

Sono 23 in tutto le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Polizia di Stato. Per 8 persone e’ stata disposta la custodia cautelare in carcere, per 10 la custodia cautelare domiciliare e per 5 l’obbligo di presentazione alla P.G.

Le indagini sono state condotte dagli agenti del Commissariato “Centro” e coordinate dalla Dda: a partire dal 2017, hanno documentato centinaia di episodi di cessioni di hashish e marijuana in alcune zone del Borgo Vecchio. La rete di spacciatori avrebbe operato sotto l’egida della famiglia mafiosa del quartiere: a gestire il tutto dunque ci sarebbe stata la mafia, mentre i membri dell’organizzazione sarebbero stati strutturati in modo particolarmente preciso, con ruoli e vincoli definiti. Presenti una cassa comune, la rigorosa ripartizione di ruoli in seno all’organizzazione, l’uso di un linguaggio criptico con cui chiamare la droga e l’esistenza di “regole” ed indicazioni con la codifica addirittura di vere e proprie sanzioni per chi sbagliava.

I primi due livelli dello spaccio erano gestiti da altrettante coppie di insospettabili coniugi del Borgo Vecchio, la prima composta da Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo, coadiuvati dalla figlia Sebastiana Miceli, e la seconda formata da Francesco Madonia e dalla moglie Domenica Ragusa, che, a loro volta, facevano partire dai loro appartamenti carichi di hashish e marijuana, il cui terminale era rappresentato dai pusher di piazza Alfano, principale luogo di smercio della droga.

A rifornire i coniugi e, quindi, collocato ad un livello più alto in seno all’organizzazione si poneva Marco Trapani, che faceva anche da tramite con i fornitori. A seguito dell’arresto di Antonino Miceli nel 2018, le redini dello spaccio all’ingrosso sono state assunte dallo stesso Trapani e dal fratello Giovanni, nonché da Maurizio Fecarotta e Davide Melignano, che per l’attività di smercio dello stupefacente si sono avvalsi della solita rete di pusher.

Secondo le indagini, Melignano avrebbe sollecitato la riscossione dei crediti derivanti dalla cessione dello stupefacente ai coniugi Miceli e Tantillo, ai fratelli Trapani e a Maurizio Fecarotta, senza mai parlare direttamente al telefono con i singoli pusher. Altra rigida regola dell’associazione, passibile di “sanzione”, era che lo stupefacente da smerciare fosse stato approvvigionato solo attraverso i canali ufficiali del Borgo Vecchio e che solo dal popoloso quartiere dovesse provenire.

E’ stato appurato altresì che al trasporto dello stupefacente in più occasioni avrebbe concorso anche Giovanna Madonia ( sorella di Francesco), avvalendosi anche di minorenni appartenenti al suo stesso nucleo familiare.

E’ emerso, inoltre, in corso di indagine, nel contesto delle due coppie di coniugi che gestivano lo smercio di droga, anche il ruolo di rilievo assunto dalle donne e dai minorenni, questi ultimi utilizzati come veri e propri “baby pusher”. Le donne, spesso mogli di altri spacciatori, si occupavano della “logistica” e di ripulire in fretta l’ambiente domestico quando fosse ipotizzabile un controllo delle forze dell’ordine.

 

 

 

 

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