“Me ne hanno fatte di tutti colori. Anche l’altro ieri, perchè avevano ancora paura di me, ma noi dobbiamo resistere, dobbiamo avere dei figli che assumano i nostri principi affinchè l’Italia sia uno stato amico dei cittadini e a loro garanzia e non lo Stato che vuole la sinistra“. Lo ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi nel corso del suo intervento al teatro Manzoni di Milano, riferendosi all’indagine nei suoi confronti legata alle stragi degli anni 90.
Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento aperto dalla Procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993. La nota che certifica l’iscrizione dell’ex premier nel registro degli indagati è stata depositata dai suoi stessi legali. Gli avvocati Franco Coppi e Nicolò Ghedini che assistono Berlusconi, dopo la citazione a deporre del loro assistito da parte dei difensori di Dell’Utri nel processo trattativa Stato-mafia, avevano chiesto alla Corte d’assise d’appello di Palermo di definire in quale veste giuridica sentirlo: se come teste o indagato di reato connesso, stato questo che gli consentirebbe di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il nodo è stato sciolto dagli stessi avvocati del Cavaliere che si sono informati con i pubblici ministeri fiorentini.
La riapertura delle indagini su Berlusconi risale a due anni fa, nell’ambito del procedimento sulle stragi mafiose del 1993 per le quali l’ex premier era già stato indagato e archiviato nel capoluogo toscano per due volte. La riapertura era stata disposta in seguito alla trasmissione, da Palermo a Firenze, delle intercettazioni in carcere di Giuseppe Graviano disposte dalla procura siciliana. Allora si era parlato di un «atto dovuto» per permettere accertamenti che, a due anni di distanza, non si sono ancora conclusi.