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Savoca, tra storia, leggenda e cinema

martedì 1 Ottobre 2019
Savoca

La vostra Patti Holmes vi accompagna alla scoperta di Savoca (ME), uno dei Borghi più belli d’Italia che, anche quest’anno, vedrà la nostra Sicilia protagonista con Castelmola, Gangi e Palazzolo Acreide, per aggiudicarsi l’ambito riconoscimento di “Borgo dei Borghi”, che, nel 2018, vide primeggiare Petralia Soprana.

Sherlock Savoca

Tornata da Londra, e sotto l’influenza dello zio Sherlock Holmes, cari miei Watson, eccovi gli indizi che vi porteranno dritti alla meta. Siete pronti? E allora partiamo con i tasselli che ricostruiranno questo puzzle: siamo diretti in provincia di Messina; dal 2008 è inserito nel circuito dei “Borghi più belli d’Italia”; è chiamato “paese dalle sette facce” e “terra ferace di gagliardi ingegni”; è stato set de “Il Padrino” di Francis Ford Coppola; è arroccato sopra un colle bivertice roccioso; appartiene al comprensorio turistico della Valle d’Agrò e aderisce all’Unione dei comuni delle Valli joniche dei Peloritani. Signore e Signori siamo arrivati a Savoca, piccolo comune costituito da un centro storico, e da tante frazioni più o meno piccole immerse nella campagna, famoso, tra le altre cose, per una cripta in cui sono custodite ed esposte le salme imbalsamate di alcuni notabili del paese, risalenti ai sec. XVIII e XIX, e per i ruderi di un’antichissima sinagoga medioevale, trasformata in civile abitazione dopo il 1470. In questa narrazione si intrecceranno storia, leggenda e cinema, essendo stato scelto dalla “Settima Arte” come luogo di ambientazione di un film che ha riscosso successo e continua a riscuoterlo in tutto il mondo.

Savoca

Origini di Savoca

Riguardo le sue origini, tante sono le ipotesi: secondo la prima, di Agatino Ajello, sarebbero datate tra il IV e il V secolo d.C., negli anni in cui le incursioni dei Vandali terrorizzavano a tal punto Phoinix, villaggio di origine fenicio-greca presso la foce del Torrente Agrò, da costringere gli abitanti ad abbandonarlo per il più sicuro Pentefur, l’attuale Savoca. Per la seconda, sarebbero collegate sempre agli abitanti di Phoinix ma, questa volta, nel I secolo a.C. quando Ottaviano, per punire l’ospitalità che questa comunità aveva riservato alle armate di Sesto Pompeo, ne distrusse il villaggio, spingendo i suoi abitanti a fondarne uno nuovo proprio sulle rovine del castello di Pentefur.

Per la terza, Pentefur sarebbe l’acropoli della città greco-punica di Phoinix e non un nuovo agglomerato urbano. Un’ulteriore tesi del 1936, sostenuta dai frati cappuccini Basilio Gugliotta da Naso e padre Giampietro Rigano da Santa Teresa di Riva, che abitarono per decenni nel convento della cittadina, sosterrebbe, invece, che i “Pentefur” erano un popolo di origine fenicia la cui etimologia deriverebbe dal punico “Punctifur”, probabilmente il nome di un eroe.

Infine, non può mancare la leggenda che la vorrebbe fondata da cinque ladroni, i Pentafur appunto (da penta, cinque in greco, e fur, ladro in latino) che, evasi dal carcere della vicina Tauromoenium, Taormina, trovarono rifugio sul colle bipartito dell’attuale Savoca. Storicamente la tanto citata rocca di Pentefur conquistata dagli Arabi nell’827 d.C. e ribattezzata Kalat Zabut, “rocca del sambuco” dal nome della pianta che vi cresceva rigogliosa, rimase sotto il loro dominio fino al 1072 quando i Normanni la presero, le cambiarono il nome in Sàbuca e riedificarono l’antica fortezza tardo-romana che, ancora oggi, è conosciuta con il suo primo nome.

Savoca e la Settima Arte

Savoca, però, non finisce mai di stupire e, infatti, cavalcando secoli di storia che abbiamo solo sfiorato, è diventata famosa in tutto il mondo per essere stata il set de “Il Padrino”, capolavoro del 1972 di Francis Ford Coppola. E qui la mia passione di “ricostruttrice di storie” entra in scena per svelarvi che, nella nostra trama contemporanea, giocherà un ruolo da protagonista il barone Gianni Pennisi (noto artista, acese di nascita, ma giardinese di adozione) che, molto stimato negli ambienti cinematografici, consigliò al regista il caratteristico borgo e quello di Forza d’Agrò, per alcune scene del suo film.

Coppola, entusiasta dei luoghi, per esigenze di copione fece porre sul portone dell’antico Palazzo Trimarchi, all’ingresso della città, l’insegna di quel “Bar Vitelli” che sarà testimone dell’amore, sfociato in matrimonio, tra Apollonia, figlia del proprietario, e Michael Corleone, un grande Al Pacino. Una curiosità riguarda proprio la giovane che interpretò Apollonia, Simonetta Stefanelli, che, buon sangue non mente, è la madre di Violante Placido, una delle nostre attrici più quotate. Per chiudere, una buonissima granita nel famosissimo bar è d’obbligo.

Buona Savoca, anzi buona Sicilia.

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