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Ieri sera a LA7 la prima puntata della nuova stagione di “Atlantide – Storie di Uomini e di Mondi”, è dedicata alla strage di Via d’Amelio e al “depistaggio di Stato”. Andrea Purgatori ha intervistato – tra gli altri – Fiammetta Borsellino figlia del giudice Paolo Borsellino.
“Questo depistaggio – ha detto Fiammetta – è stato fatto per allontanare la verità con delle azioni contro la legge ben precise perché la Procura di Caltanissetta si è avvalsa dell’attività dei servizi segreti. È scandaloso che ci siano organi superiori, come il CSM e la Procura Generale della Corte di Cassazione, non abbiano preso alcun provvedimento al riguardo. Chi ha lavorato male e ha dato prova di enorme incapacità investigativa è stato premiato: questo per noi è grave, come fare morire mio padre una seconda volta”.
Sull’agenda rossa del padre: “Era un’agenda dove mio padre annotava moltissime cose, noi non eravamo al corrente dei contenuti. E’ anche chiaro nel caso di una strage come questa tutti gli elementi sono fondamentali per ricostruire, ma anche lì ci furono tantissime anomalie: a novembre del 1992 mia sorella chiese al Dottor La Barbera conto e ragione dell’agenda, il quale la prese per pazza. Anzi, fece delle dichiarazioni dicendo che l’agenda rossa non era mai esistita o se esisteva era stata distrutta dall’incendio. Oggi il Dottor La Barbera, considerato il regista del depistaggio, è morto e non può più parlare”.
Sulla costruzione a tavolino del falso pentito Vincenzo Scarantino, Fiammetta dice: “Nessuno ci ha mai informato circa le anomalie nel corso delle indagini e la sua inattendibilità. Solo dopo molti anni abbiamo saputo di queste lettere della Dott.ssa Boccassini che si occupò delle prime indagine sulla strage di via d’Amelio: si accorse subito che Scarantino fosse inattendibile“.
“Mi aspetto – ha aggiunto – che ognuno faccia la propria parte. Probabilmente questa attività depistatoria ha compromesso quasi definitivamente la possibilità di arrivare ad una verità, perché il passare del tempo in questi casi è deleterio. Non per questo bisogna smettere di cercare la verità e avere rispetto per le Istituzioni, perché se oggi qualcosa si sa è per l’operato meticoloso e onesto delle procure. E perché il rispetto nei confronti delle Istituzioni rimane la vera eredità morale che ci ha lasciato nostro padre: mio padre, sapendo che il marcio veniva dal di dentro, ha lottato fino alla morte per dare un’immagine sana della magistratura”.
Nello speciale di LA7 è intervenuto anche Roberto Scarpinato, Procuratore Generale di Palermo, che ha sottolineato un aspetto importante: “C’è una grandissima anomalia nell’esecuzione di questa strage, che è l’improvvisa accelerazione. E’ irrazionale se si pensa agli interessi di Cosa nostra. Quando Riina lo comunica ad alcuni capi di Cosa nostra questi rimangono sorpresi e non riescono a capirlo. Totò Riina non dà spiegazioni e taglia corto: mi assumo la responsabilità. Raffaele Ganci, quando esce da quella riunione, dice: ‘questo è pazzo’. Cangemi dice ‘a quel punto ho capito che doveva rispondere a qualche altro e quella strage doveva essere eseguita per motivi che andavano al di là di Cosa nostra‘”.
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