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Borsellino quater: ergastolo ai boss e condanne per i falsi pentiti

venerdì 15 Novembre 2019

Il depistaggio sulla strage di via D’Amelio ci fu. La conferma arriva dalla sentenza di secondo grado dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta che ha ribadito quanto già deciso dai giudici di primo grado.

Confermate le condanne all’ergastolo dei due boss mafiosi, Vittorio Tutino e Salvatore Madonia e a dieci anni di carcere per i due falsi pentiti di mafia Francesco Andriotta e Calogero Pulci.

Confermata anche la prescrizione per l’ex pentito Vincenzo Scarantino. Alla lettura del dispositivo di sentenza era presente l’intera Procura generale di Caltanissetta, guidata da Lia Sava. Presenti i sostituti Antonino Patti, Fabiola Furnari, Carlo Lenzi e Lucia Brescia.

Durante la requisitoria fiume i rappresentanti dell’accusa avevano chiesto la conferma delle condanne per gli imputati. Lia Sava durante l’avvio della requisitoria aveva sottolineato che la “ricerca della verità” sulle stragi mafiose del 1992 “non si è mai fermata“, nonostante siano trascorsi 27 anni.

Perché gli italiani, “anche quelli nati dopo il 1992” hanno “tutto il diritto di avere risposte su quanto accadde quella domenica“, del 19 luglio 1992 in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.

E “lo sviluppo delle indagini sta via via delineando altre strade che, se doverosamente riscontrate, possono far individuare altri soggetti“, anche esterni a Cosa nostra.

Per la Pg dopo la strage di via D’Amelio prese “inizio un percorso di ricostruzione delle responsabilità di tutti coloro che ne furono autori, percorso faticosissimo, incidentato, a volte contraddittorio, che ancora non è terminato.

E parlando dei congiunti di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta, disse: “Essi hanno il diritto di sapere e di comprendere fino in fondo come e perché si giunse alla stagione delle stragi, anche al fine di cercare di lenire un dolore mai sopito ma che addirittura si amplifica di fronte agli assordanti silenzi di coloro che sanno, sia all’interno di ”cosa nostra” che all’interno di altri e più differenti contesti, ed ancora non hanno il coraggio e la dignità di riferire in ordine ai pezzi di verità mancanti, con ciò profanando non solo la sensibilità ma anche l’intelligenza dei familiari delle vittime delle stragi e di tutti gli italiani onesti“.

La conferma della sentenza di primo grado dimostra come, nell’ambito dei processi Borsellino uno e bis si sia consumato forse il più grave depistaggio della storia italiana“. Ad affermarlo sono gli avvocati Vincenzo Greco e Fabio Trizzino, legali dei figli del giudice Paolo Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi dopo la sentenza del processo d’appello.

La sentenza di oggi consente di ritenere accertata la responsabilità di tutti gli imputati, ma resta ancora più di un vuoto dietro l’artificiosa gestione dei falsi collaboratori. Questo è un elemento altrettanto importante e che non può essere sottaciuto“. Lo dice il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Fabiola Furnari che ha rappresentato l’accusa al processo d’appello Borsellino quater.

Tra gli altri per Andriotta, pugliese di nascita – aggiunge il magistrato – apparentemente estraneo al contesto territoriale, evidentemente attratto dalla promessa di benefici premiali, colpiscono, in modo significativo, i dati acquisiti sulla preparazione e gestione della sua falsa collaborazione, connotata, come accertato, da un progressivo, preciso, studiato, adeguamento delle sue rivelazioni alle esternazioni di Scarantino, e con un obiettivo specifico, dalla posizione di quest’ultimo inscindibile, ed evidentemente inteso a nuocere, e non per pochi anni, all’accertamento della verità pur al prezzo della condanna di altri persino a vita“.

La sentenza conferma l’impianto e la ricostruzione fatta dalla procura di Caltanissetta. Adesso leggeremo le motivazioni di questa sentenza di secondo grado ma tutto fa pensare che l’impianto solido del primo verdetto sia stato in toto recepito. E questo significa ulteriori sviluppi delle indagini e la possibilità di arrivare a un Borsellino quinquies“, ha affermato il procuratore generale Lia Sava

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