La Sicilia può vantare numerosi palazzi di grande interesse storico-artistico, uno di questi è, certamente, Palazzo Biscari a Catania. Situato nel cuore della città, nei pressi del porto, l’edificio è considerato la punta di diamante del barocco catanese. I lavori di costruzione, che vedono coinvolte ben tre generazioni dei principi di Biscari, iniziarono alla fine del ‘600, in particolar modo, dopo il terribile terremoto del 1693 che provocò gravissimi danni in molti quartieri urbani, alcuni dei quali ridotti in macerie.
Una volta gettate le fondamenta per volontà del principe Ignazio Biscari, il figlio Vincenzo plasmò la struttura del palazzo in relazione alla propria eccentrica personalità. Infatti, già dall’esterno l’edificio risulta assai particolare, essendo la facciata posteriore, quella rivolta verso il mare, costituita da sette enormi vetrate che racchiudono sculture di eccezionale fattura e decorazioni magnificenti, a tal punto che la facciata anteriore, quella d’ingresso, sembra povera e disadorna. Come mai questa particolarità?
La risposta la troviamo nella mente del principe Vincenzo, il quale desiderava che il palazzo apparisse come la porta d’ingresso della città per i navigatori e i viaggiatori che provenivano dal mare. Oggi questo effetto si è perduto in quanto tra il palazzo e il mare sono stati costruiti altri edifici ma lo stupore che doveva provocare alla vista di chi si apprestava a giungere in città via mare doveva essere, sicuramente, grande.
Il figlio di Vincenzo, il principe Ignazio Biscari, che prese il nome del nonno, aveva grande passione per l’archeologia, pertanto, non è un caso che il cortile venne fatto costruire con estrema semplicità: addirittura, in alcune sue parti, i lavori non furono volutamente terminati, proprio per dare la percezione, a chi v’entrasse, di trovarsi dinanzi ad un ritrovamento archeologico.
Ma una volta entrati nelle sale interne del palazzo, ecco riesplodere tutto lo sfarzo barocco con numerosi riferimenti alla mitologia greca, tanto amata dal principe. Gli affreschi a tema mitologico, che costellano i soffitti degli ambienti, presentano anche delle variazioni rispetto al canone classico: per esempio, i principi Biscari vengono incoronati da Vulcano e non da Giove, come, invece, avviene nella gran parte degli altri palazzi nobiliari quando viene rappresentata l’incoronazione della famiglia da parte di una divinità.
Nel salone delle feste il principe Ignazio diede nuovamente prova della sua capacità d’immaginazione attraverso il concepimento della scala, da cui si giunge alla postazione dell’orchestra, adornata con stucchi bianchi che ricordano tanto la schiuma del mare. Infatti, la scala, nelle intenzioni del principe, avrebbe dovuto ricordare un’onda con la schiuma marina attorno, entrata dai grandi finestroni che davano sul mare.
Sempre nel salone delle feste, si può notare la presenza di affreschi che raffigurano il Golfo di Napoli. Tali rappresentazioni, a quanto pare, sarebbero state dedicate alla moglie Anna Morso di Poggioreale, una nobile napoletana, un modo da parte del principe per offrire le proprie scuse alla consorte per via dei molteplici tradimenti perpetrati nei suoi confronti.
I principi di Biscari, oltre ad essere stravaganti e amanti del lusso, erano anche parecchio pratici, come dimostra, ad esempio, la disposizione delle stanze: quelle dove soggiornavano i membri della famiglia furono poste adiacenti all’ingresso, in modo tale da avere una via di fuga veloce (evidentemente, era ancora ben viva la paura del terremoto del 1693).
E poi, anche nei dipinti emerge la pragmaticità della famiglia poiché in alcuni di essi sono rappresentati i feudi posseduti dai Biscari. Infatti, nel 1730 il principe Vincenzo incaricò il matematico Ignazio Martinez di realizzare dei rilievi indicanti con precisione l’estensione e la forma dei fondi. Inoltre i dipinti, indicavano anche il profilo orografico e le costruzioni presenti sulla superficie, rivestendo, quindi, anche la funzione di piante dettagliate del territorio.
Palazzo Biscari, con lo splendore delle sue settecento stanze, non a caso scelto per numerosi set cinematografici, tra cui i Viceré di Federico De Roberto, conserva e custodisce una gran quantità di particolarità e curiosità, grazie, soprattutto, alla stravaganza dei due principi Vincenzo e Ignazio che dimostrarono di possedere grande fantasia. Una fantasia che prendeva forma e si concretizzava nello sfarzo, pensiamo alle grandi vetrate sul mare o alla scala della sala delle feste, per non dimenticarci dell’amore che i principi manifestarono per l’antico e per la mitologia greca. Ma dimostrarono anche di avere uno spiccato senso del pratico come ci attestano i rilievi di Martinez, un vero e proprio archivio topografico mascherato da pinacoteca. Insomma, Palazzo Biscari, oggi in parte visitabile e in alcune sue sale aperto alla cittadinanza per eventi culturali e sociali, lascia il visitatore incantato dinanzi ad un tale tripudio di bellezza, armonia e unicità.