Chi di maggioritario ferisce, di maggioritario perisce. Fine di un’era politica. Anche in Sicilia.
I dati sono per strada, ma il quadro è ampiamente tracciato. Se confermata nei numeri, la sconfitta del centrodestra, inattesa, quantomeno nelle proporzioni, segna un duro colpo nell’Isola a chi si proponeva con ambizioni di governo.
Il voto di domenica 4 marzo alle Politiche consegna al panorama nazionale il contributo, forse decisivo, dei collegi uninominali, dove il Movimento 5 stelle è chiamato a recitare una parte di primo piano.
I grillini si sono confermati sul campo al di là del perimetro dei favori del pronostico della vigilia anche in Sicilia. Sono arrivati avanti di gran lunga nei collegi uninominali di Camera e Senato. Hanno spazzato ogni resistenza anche nella quota plurinominale.
L’elettorato siciliano, tendenzialmente di centrodestra, in molti casi, ma anche del tutto privo oggi di un riferimento consolidato si è trovato accomunato dalla residua voglia di mettere insieme ancora una speranza in un futuro politico, anche per la Sicilia. Sarà così?
Un voto quello di domenica che può segnare comunque uno spartiacque tra una fase di rottura anti-sistema del M5s e una nuova, al cui interno dovranno trovare posto le aspettative, a quanto pare, sempre maggiori di un elettorato in crescita.
La fase iniziale della legislatura all’Ars, dai ritmi soft, fino a questo momento, ha contribuito a non fermare l’inerzia del Movimento 5 stelle che ha trovato un terreno fertile nell’insieme delle aspettative, spesso smisurate dei Siciliani.
Dal Movimento 5 Stelle all’Ars ci si attende di più adesso, anche alla luce di un risultato, che se fosse stato così alto già nel novembre scorso, avrebbe consegnato la guida della Regione a Giancarlo Cancelleri.