Si è svolta ieri, nella sede della Ugl di Catania, l’assemblea dei lavoratori di Riscossione Sicilia iscritti al sindacato che hanno eletto il loro rappresentante sindacale aziendale alla presenza del segretario provinciale della Ugl credito Massimo Saeli, del coordinatore regionale per il settore riscossione Francesco Barillà e della coordinatrice di federazione per la provincia di Siracusa Antonella Bellavia.
Nel corso dell’incontro, dopo il saluto del segretario generale territoriale Giovanni Musumeci, è stata affrontata anche la questione relativa allo stato in cui si trova oggi la partecipata regionale, alla luce della paventata chiusura ed al conseguente trasferimento dei servizi e dei dipendenti nell’orbita di Agenzia delle Entrate – Riscossione.
Anche se, di recente, voci di corridoio parlano del transito della riscossione erariale a Roma con il mantenimento del personale in Sicilia per riscuotere le entrate locali ed il ricorso alla partnership con un soggetto privato che sostenga i costi.
Ipotesi che preoccupa i lavoratori consapevoli del pericolo che si nasconde dietro questa formula, come spiega la neo eletta Rsa, Michela Bottino: “E’ chiaro che quest’ultimo passaggio presenta dei rischi per la tenuta occupazionale e per la sussistenza della società stessa, ma anche un salto indietro di 13 anni che potrebbe provocare problematiche dal punto di vista contrattuale per i dipendenti. Più immediato sarebbe invece l’aggancio con il con l’Agenzia delle entrate. Detto questo – prosegue Bottino – far apparire oggi Riscossione come una gallina dalle uova d’oro sembra più un tentativo di occultare la realtà che non la prospettiva verso cui dovrà proiettarsi l’azienda. Fumo negli occhi. Perché per rilanciare l’attuale s. p. a. ci vogliono almeno 10 volte i 30/40 milioni oggi potenzialmente stimati, considerate le perdite registrate negli anni che neanche i risultati eccezionali della rottamazione delle cartelle, voluta dal governo nazionale, hanno sanato.
Va poi detto che l’utile di bilancio del 2016, tanto vantato, è imputabile alle partite straordinarie costituite dal salario variabile non erogato ai dipendenti e da ulteriori crediti relativi a spese di notifica di cartelle ed atti esattoriali, come relazionato dal collegio sindacale aziendale. Attualmente l’occasione di ottenere maggiori incassi è la rottamazione bis, ma non riusciamo a comprendere come mai la direzione generale abbia solo adesso applicato una determina del 2016 dell’ex amministratore unico che prevede dei costi a carico dei cittadini che chiedono di conoscere la loro situazione debitoria, anche attraverso documenti in formato digitale, al contrario di quanto avviene nel resto d’Italia dove questo tipo di servizio è gratuito.
Temiamo, quindi, che l’attività di recupero crediti possa subire un’inflessione con gravi perdite per l’erario, poiché i contribuenti potrebbero scegliere di rinunciare anche al semplice scambio di informazioni con Riscossione per non pagare ulteriori somme. Nessun merito dei vecchi vertici, dunque, perché la rottamazione è stata un’azione che ha portato benefici in tutta Italia, ma il demerito di aver frenato il rapporto con il contribuente con assurdi balzelli, oltre quello di aver attivato un inutile contenzioso con la ditta che curava le notifiche. Riscossione è stata condannata a pagare l’ingiunzione del consorzio “Olimpo” e, ora, dopo il rifiuto dello stesso di non accettare la proroga del contratto in scadenza, si è trovata a dovere individuare soluzioni creative per questo tipo di servizio con danni devastanti in termini di ritardo delle notificazioni.
Praticamente è stato azzerato ogni rapporto con coloro che proprio all’erario devono soldi. L’ultima gestione che ha portato alla rottura delle relazioni con il Monte dei paschi di Siena, ha determinato il ritiro del fido da parte della banca, cancellando anni di mediazione, nonché l’invio dallo stesso istituto toscano di un decreto ingiuntivo da 40 milioni di euro che ha di fatto bloccato il versamento di 70 milioni di euro alle casse della Regione. Il tutto – aggiunge la sindacalista – in una fase storica in cui stanno per giungere dai dipendenti le istanze per il riconoscimento di somme dovute e mai liquidate nei recenti anni, ma che sembra siano servite proprio nel 2016 a portare i conti in attivo. Dinanzi a tutto ciò, non possiamo che allarmarci: l’allerta ormai è massima.
Ancora una volta, notiamo come l’importante questione sul futuro della società non venga affrontata con un ragionamento approfondito, collegialmente anche con le forze sindacali. Chiediamo un processo di riforma unitario che segua un filo logico nel rispetto delle normative nazionali e regionali e che veda Riscossione come società strategica slegata dalla gestione delle altre partecipate regionali. Basti pensare solo al fatto che, ancora oggi, l’atteso consiglio d’amministrazione di alto profilo già annunciato con tanto di nominativi autorevoli non sia stato ancora ratificato dalla prima commissione dell’Assemblea regionale siciliana.
Per questo auspichiamo un intervento sia dell’Ars che del governo regionale, perché, consentendo l’immediato insediamento del nuovo cda e di un nuovo management aziendale, si possa presto gestire con senso di responsabilità il passaggio del personale, senza soluzione di continuità, all’ente nazionale della riscossione, evitando appetibili quanto fatue speculazioni. E’ la soluzione che gli stessi dipendenti auspicano, rinnovando questo specifico mandato ai loro delegati sindacali nelle assemblee dei lavoratori. Noi come Ugl saremo vigili affinchè le voci di corridoio rimangano tali e si avvii tempestivamente un’interlocuzione con l’assessore regionale preposto, che siamo certi saprà sia valorizzare il lavoro dell’azienda e offrire al contribuente un servizio efficiente e moderno, nel rispetto dello spirito della nostra costituzione che ci vuole cittadini uguali davanti alla legge da Aosta a Lampedusa, che garantisca le tutele contrattuali ai dipendenti del settore della riscossione dell’intero territorio nazionale perché per lo stesso lavoro vale il medesimo contratto!”