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PALERMO. Prosegue il focus de ilSicilia.it su urbanistica, architettura e design. Ne parliamo con il Professore Maurizio Carta, presidente della Scuola Politecnica dell’Università di Palermo. Numerosi gli argomenti trattati.
Il waterfront del Porto di Palermo
Il progetto di sviluppo del terminal crociere e il riassetto delle aree dedicate alle navi Ro-Ro (per rotabili). «Non soltanto due terminal – spiega Carta – ma soprattutto due vere e proprie terrazze con affaccio sul mare; la novità è il concept: diventeranno le testate degli assi prospettici di questa città. Come se fossero delle dita di una mano che tornano a riabbracciare il mare». Su questo Concorso internazionale di idee bandito dall’autorità portuale di Palermo, pare vi sia un forte interesse da parte di investitori della Turchia…
Le gru del Porto di Palermo
Qualche anno fa fu pubblicato un bando per la ri-funzionalizzazione di queste gru abbandonate. «È uno dei luoghi più interessanti della città, visto lo sfondo del Castello a mare, con il progetto Unesco e il parco archeologico. Potrebbe diventare un luogo forse unico al mondo. In questo momento si sta discutendo se è più opportuno ri-funzionalizzarle (con i costi che ne conseguono), o eliminarle visto che ormai non hanno alcuna funzionalità».
La Costa Sud e il mammellone
C’è un progetto di conversione dell’area degradata da anni, promossa da Federalberghi Palermo e Confcommercio, con hotel, aree sportive e perfino una ruota panoramica… «Per troppo tempo – spiega l’Architetto Carta – è stato il luogo dove abbiamo recapitato il peggio della città, sfabbricidi e quant’altro. Oggi potrebbe diventare il prototipo per ripensare Palermo. Ci sono 80 milioni di euro del PON Metro e anche il tram. La spiaggia ancora contiene quei materiali che in maniera vergognosa sono stati sepolti».
Il Parco dell’Oreto
«È necessario – secondo Carta – che si faccia un Parco dell’Oreto. Un parco metropolitano poiché abbraccia cinque Comuni (tre principali: Palermo, Monreale, Altofonte). Potrebbe essere la prima grande opera di livello metropolitano. Con i miei studenti abbiamo pensato di modificare la foce dell’Oreto restituendo il suo andamento sinuoso, ed evitando situazioni di grave pericolo in caso di piena».
«Ha una potenzialità straordinaria – sostiene il Presidente della Scuola Politecnica Unipa – sia per lo stato di conservazione, sia per il contesto in cui è inserita. Bisogna però anche ripensare le parti limitrofe: i porti dell’Acquasanta e dell’Arenella, ma anche come riconnetterla con l’ex Manifattura Tabacchi e le aree ex industriali dismesse. Da sola non avrebbe senso: deve essere invece un propulsore alla rigenerazione delle altre parti».
L’ex cotonificio di Partanna Mondello
Una distesa di amianto difficile da bonificare e dai costi notevoli. «Di recente è stato redatto un bando da parte del Comune per la sua sostituzione e trasformazione. Non è l’unico grande edificio di archeologia industriale dismesso. Penso ad esempio alla Fiera del Mediterraneo, al Mercato Ortofrutticolo in corso di trasferimento, la stazione Sampolo, gli opifici della Costa Sud, le ex industrie Gulì, il completamento dei Cantieri culturali della Zisa… e potrei continuare. Siamo vicini, come numero, al centinaio di edifici dismessi, degradati e sottoutilizzati. La rigenerazione urbana, la buona architettura, produce tre volte l’investimento prodotto».
Lo ZEN
Il progetto fu ideato dall’Architetto Vittorio Gregotti, di fama internazionale, su cui negli anni sono piovute varie critiche. L’ultima famosa, in un vecchio servizio de Le Iene dove Gregotti affermava «Il quartiere Zen è bellissimo», ma Enrico Lucci incalzava:«Ma lei ci vivrebbe?». La risposta: «Io non faccio il proletario, faccio l’architetto». Secondo Maurizio Carta «quel progetto era figlio di volontà di trovare abitazioni di qualità, decorose, adeguate, per le persone meno abbienti. Quel progetto però ha subìto vari cambi e mutazioni, anche per la grande “fame” di residenza di questa città. Quindi non sono stati completati i servizi a completamento. Sicuramente c’è una grande voglia di riscatto in questo quartiere…».
Villa Deliella
Infine una battuta sul pesce d’aprile ideato quest’anno dal Giornale di Sicilia: un inceneritore al posto di Villa Deliella, titolava il 1 aprile. «Un’idea divertente – conclude Carta – ma è importante ricordare che quel luogo non può rimanere così, senza alcuna espressione. Va ripensato, quindi non ricostruire villa Deliella come mimesi del passato. Se ci fosse stato Ernesto Basile, anche lui avrebbe ripensato il luogo come uno spazio diverso, adatto alla città. Le sue architetture erano capaci di interpretare lo spirito del tempo. Non erano mai retrograde. Credo sia necessario uno sforzo collettivo e corale per un nuovo progetto».