La Lega si stringe attorno al suo “capitano” a poche ore dall’udienza preliminare sul caso Gregoretti, ma la cosiddetta Pontida catanese non riesce. Ad ascoltare Matteo Salvini, intervistato sul palco da Maria Giovanna Maglie, ci sono parlamentari, amministratori, attivisti. Sventolano bandiere azzurre con la scritta ‘Processate anche me!’ e il tricolore.
L’ex ministro dell’Interno rischia fino a un massimo di 15 anni per sequestro di persona nei confronti dei 131 migranti che rimasero quatto giorni sulla nave militare italiana Gregoretti, prima di poter sbarcare il 31 luglio 2019. Ma rispetto all’ipotesi di chiedere il giudizio abbreviato, nega categoricamente e anzi, a margine del palco, sentenzia: “Non ci sarà proprio un processo“.
Durante l’intervista ripete ostinatamente il mantra della tranquillità: “Stanotte dormirò sereno, c’è qui la mia compagna. Il rosario ce l’ho in tasca, ma lo tengo per me“. Ammette che “questo 3 ottobre me lo ricorderò comunque vada“, ma insiste: “Sarei preoccupato se avessi la coscienza sporca, ma ho fatto solo il mio dovere”. Ma la posta in gioco è alta e infatti rimane ancora avvolta nel mistero la linea che Salvini terrà oggi nell’udienza di Catania, città che si presenterà blindata. “Non parlerò’ davanti al Gup. Io sono tranquillo e penso di avere fatto il mio dovere, ho totale fiducia nella giustizia italiana“, afferma poco prima di salire sul palco. Parole che necessitano però di una precisazione serale attraverso il suo staff: “Solo domani (oggi, ndr) Matteo Salvini deciderà se e quando parlare davanti al giudice e maturerà le proprie decisioni riguardo l’udienza preliminare“, puntualizzano fonti della Lega.
A Catania il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se prosciogliere o rinviare a giudizio l’ex vicepremier per un’accusa che la procura catanese ha chiesto di archiviare ma che il tribunale dei ministri ha sostenuto. Fino al sigillo finale messo dal Senato il 12 febbraio scorso, chiedendo che il ‘capitano’ della Lega andasse a processo: “Non so se è la prima volta che in Europa che un ex ministro è a processo non per reati economici, ma per un’azione di governo“. Invoca quindi “una riflessione su qual è il confine tra l’azione di governo e quella della magistratura. Oggi potrebbe andare a processo il ministro della Scuola, dei Trasporti o del Lavoro“, osserva.
Di certo non dimentica il cambio di rotta degli ex alleati 5 Stelle che un anno prima, per il caso simile dei migranti a bordo della nave Diciotti, lo ‘salvarono’ in Senato negando l’autorizzazione a procedere. “Gli altri cambiano idea nel nome della poltrona? Peggio per loro“, afferma. Differenze soprattutto con il resto del centrodestra che ha espresso apertamente il sostegno a Salvini. In effetti la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani vengono a Catania ma non in piazza. Entrambi saranno vicini a Matteo ma nessun intervento dal palco al porto, dove dalle 10 è prevista una maratona oratoria prima e dopo l’udienza.