Austria – E’ morto all’età di 83 anni, in un ospedale di Mistelbach, l’artista Hermann Nitsch, massimo esponente dell’Azionismo viennese, divenuto celebre per le installazioni/performance realizzate con sangue di animali e corpi nudi.
Un giorno, ricordo una telefonata con un giovanissimo Andrea Cusumano che mi parlava di: performance, happening, Azionismo, body art, che si racchiudevano nella sua amicizia con l’artista austriaco Hermann Nitsch.
Era il 1994, e Palermo “iniziava” ad accorgersi di avere anche una Provincia Regionale di Palermo che, grazie alla presidenza di Francesco Musotto e tra gli altri assessori c’era anche Tommaso Romano, delega alla Cultura ed il motto “eventi a costo zero”, sfornava senza soluzione di continuità: mostre, concerti, simposi e incontri con l’autore. Proposi al vulcanico assessore un incontro pubblico con Hermann Nitsch, che da li a breve si svolse nella biblioteca della Provincia. In quell’incontro, davanti una sala gremita di un pubblico disomogeneo, indistintamente rimasero tutti attenti alle parole di Nitsch che parlava dell’unicità di un atto presente, l’irriproducibilità dell’operazione artistica, l’irripetibilità dell’evento che si fa opera d’arte e la perfetta sincronia, fra la produzione artistica e la fruizione dello spettatore.
Dopo quasi venti anni da quell’incontro, nel 2015 viene annunciata dall’assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Andrea Cusumano, una mostra di Hermann Nitsch, carica di critiche e da un clamoroso rifiuto di Città del Messico: Das Orgien Mysterien Theater (Il teatro delle orge e dei misteri) che prende il nome dalle performance artistiche di Nitsch, che intrecciano la tradizione delle orge dionisiache con quella dei misteri medievali.
Subito si sveglia la parte puritana della città, che lancia accorati appelli con una raccolta di firme online, chiedendo la cancellazione della temuta mostra e bloccando di fatto la libertà dell’arte.
Il famoso editore, Leo Longanesi, dichiarava: “Non è la libertà che manca in Italia. Mancano gli uomini liberi.” Oggi voglio ricordare la libertà di Herman Nitsch, che raccontava la sua arte, le sue emozioni tutte senza filtri, forse discutibili, per certi versi non condivisibile, ma questa è la natura dell’arte. Qualcosa completamente inutile per la sopravvivenza quotidiana, ma fondamentale per la crescita sociale.
Oggi più che mai bisognerebbe avere artisti come Herman Nitsch, o come Marina Abramović che nel 1997 esegue alla Biennale di Venezia, premiata con il Leone d’Oro, la performance Balkan Baroque, dove lei per 4 giorni, per 7 ore al giorno, pulisce in modo ossessivo tonnellate di ossa di mucca come forte denuncia verso la guerra nell’ex Jugoslavia che ancora non si era arrestata.
Oggi guardiamo a tutte le guerre con demagogia, quasi con un senso di rassegnazione o peggio di patetica riflessione, come se quelle scene di sterminio fanno parte di una effimera performance artistica, tutta una grande messa in scena.
Quel giorno del 2015 a Villa Niscemi, durante la conferenza stampa di Hermann Nitsch, ringraziai l’artista, per avermi fatto vedere una Palermo “viva”, trincerata contro una mostra, la stessa Palermo che passata la tempesta, sarebbe ritornata nel suo guscio ad aspettare un altro argomento su cui disquisire senza frontiere.
Saluto la libertà dell’arte, saluto l’artista Hermann Nitsch e grazie all’amico Andrea e Tommaso per avermi portato in quel mondo.