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Antimafia di facciata: quando Alfano “si inchinò” a Montante

mercoledì 9 Ottobre 2019
Montante e Alfano

Antonello Montante da paladino della giustizia ad una condanna di 14 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

Una sentenza per il big di Confindustria, amico dell’ex governatore Crocetta e del suo braccio destro Beppe Lumia. Lunghissima le motivazioni della sentenza da parte del Gup di Caltanissetta, Graziella Luparello. Numerosi sono i personaggi politici ed istituzionali a cui si fa riferimento nella sentenza tra cui anche l’ex ministro degli Interni Angelino Alfano.

Il gup nel descrivere il ruolo di Montante osserva: “Neppure l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano, come da lui affermato, poteva permettersi di contraddirlo, e, nell’anno 2013, a sostegno della presunta “primavera degli industriali”, era stato persino “delocalizzato” il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che, senza alcun precedente nella storia della Repubblica Italiana, si era riunito a Caltanissetta: un’autentica genuflessione istituzionale innanzi a colui che nel 2015, nel pieno della bufera mediatica per il suo coinvolgimento nell’indagine per mafia, riusciva persino a farsi rafforzare il servizio di scorta“.

La dottoressa Luparello fa una dettagliata analisi del sistema che aveva costruito nel corso degli anni il numero uno di Confindustria. “Si era in presenza di una catena di montaggio, con ruoli prestabiliti, assolutamente collaudata e che ha funzionato per diversi anni, per l’esecuzione di un numero elevato di accessi abusivi“.

alfano e montanteSecondo il gup “ciascuno degli anelli della catena di trasmissione era perfettamente consapevole di partecipare ad un’alleanza stabile, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di accessi abusivi al sistema informatico, e perseguiva l’obiettivo di assicurare la longevità operativa del sodalizio, in quanto ciò appariva funzionale al mantenimento di un sistema di potere da cui tutti i federati traevano vantaggio“.

A sollevare il velo sull’importante sistema di potere organizzato da Montante era stata la Procura di Caltanissetta che aveva fatto scattare l’arresto nei confronti dell’imprenditore a maggio dello scorso anno con l’accusa per l’appunto di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. I magistrati indagavano su presunti legami mafiosi dell’ex leader di Confindustria e in questo modo hanno scoperto la rete di spionaggio che lo teneva informato in tempo reale degli sviluppi delle indagini. Lo scenario aperto dal lavoro dei pm ha fatto emergere connivenze istituzionali e politiche.

Nella fase processuale i magistrati hanno ricostruito la rete intorno all’industriale: vi facevano parte vertici delle forze di polizia e dei Servizi segreti, prefetti, imprenditori, giornalisti, magistrati che a lui si rivolgevano per avanzamenti di carriera. L’inchiesta ha raccontato come Montante fosse il destinatario di innumerevoli richieste di raccomandazione: gli investigatori ne hanno trovate almeno una novantina, arrivate tra il 2007 e il 2015, e altre 40 di soggetti che erano stati “certamente” segnalati.

 

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