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Nuove rivelazioni sul caso Montante: dalla trattativa ai servizi deviati | VIDEO

martedì 30 Aprile 2019

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In attesa della sentenza del Tribunale di Caltanissetta – prevista il prossimo 10 maggio – prosegue l’inchiesta su Antonello Montante, il “paladino dell’Antimafia”, ex leader di Confindustria, arrestato un anno fa nell’operazione Double Face“.

Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare Antimafia oggi accusa: “Il caso Montante lascia sgomenti per la capacità di infiltrazione nelle Istituzioni, ma ancora di più lascia sgomenti il silenzio che si vuole far calare su questo processo e le continue e devastanti rivelazioni che stanno venendo a galla. La nuova puntata di Report (VIDEO IN ALTO) condotta da Paolo Mondani (QUI la 1^ puntata, ndr) continua a produrre squarci di verità di commistioni tra apparati dello Stato, imprenditoria e personaggi in odore di mafia. A questo è doveroso aggiungere la relazione fatta da Claudio Fava con la commissione Antimafia della Regione Sicilia, eppure tutto tace”.

Morra prosegue: “Lasciano tanti dubbi il fallito attentato ad Antoci di cui sono state archiviate le indagini, il ruolo di Banca Nuova e di Zonin e soprattutto la rete costruita da Montante come anche la mancata costituzione di parte civile del ministero dell’Interno. La politica tutta dovrebbe avere un sussulto e far sentire la propria voce davanti al dipanarsi di una e propria vera loggia che agisce contro lo Stato. Farò quanto in mio potere per andare fino in fondo in relazione al codice Montante”. 

«Mentre Montante è ai domiciliari nella sua villa di Serradifalco in provincia di Caltanissetta, dentro Confindustria i suoi uomini sono ancora nei posti che contano», scrivono su Report.

Montante, pen drive distrutteLa nuova puntata in onda ieri sera su Rai3, (come pure il recentissimo libro-inchiesta del giornalista Attilio Bolzoni, “Il Padrino dell’Antimafia“) parla anche della Trattativa Stato-mafia.

Il dubbio sollevato è che Montante, con la sua rete di spie e servizi segreti deviati, abbia qualcosa a che fare con le registrazioni (ufficialmente distrutte) delle telefonate fra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino.

Durante le fasi concitate dell’arresto, infatti, a casa di Montante furono ritrovate una serie di pen drive distrutte (vedi foto).

 

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