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il fatto

Arrestato Matteo Messina Denaro CLICCA PER IL VIDEO

lunedì 16 Gennaio 2023

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai Carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza. Secondo quanto si apprende sarebbe stato arrestato all’interno della clinica Maddalena, a Palermo per delle cure chemioterapiche.

A seguito dell’arresto, è stato portato prima nella caserma dei carabinieri San Lorenzo in via Perpignano, poi trasferito all’aeroporto di Boccadifalco ed è in viaggio per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. La stessa cosa accadde al boss Totò Riina, arrestato il 15 gennaio di 30 anni fa.

Matteo Messina Denaro non ha opposto resistenza durante l’arresto. È quanto si apprende da fonti investigative. I Ros hanno dispiegato un ingente numero di forze per mettere in sicurezza la clinica a Palermo dove l’uomo è stato arrestato la scorsa notte.

Denaro, a quanto si apprende da fonti investigative, faceva periodicamente controlli in quella struttura, che la scorsa notte durante il blitz del Ros era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti. Quando è stato arrestato, Messina Denaro non era allettato ma si stava facendo i controlli.

Che ci fosse qualcosa di anomalo oggi in clinica, i pazienti in fila per entrare l’avevano capito vendendo decine di carabinieri del Ros a volto coperto che presidiavano la struttura. Nessuno, per ore, è potuto entrare. Appena saputa la notizia i degenti hanno gridato ai carabinieri “bravi, bravi”.

Il Blitz

Matteo Messina Denaro era da un anno che si sottoponeva a cure oncologiche nella clinica privata. il nome che utilizzava era Andrea Bonafede.

Negli ospedali presentava una carta d’identità rilasciata dal comune di Campobello di Mazara dove risultava nato il 23 ottobre 1963 e dove sarebbe stato residente in via Marsala. Il boss è nato invece a Castelvetrano il 26 aprile 1962. Il mafioso aveva anche un codice fiscale con i dati relativi a Andrea Bonafede.

La certezza è arrivata tre giorni fa. I magistrati, che da tempo seguivano la pista, hanno dato il via libera per il blitz, I carabinieri del Gis erano già alla clinica. Il boss, che aveva in programma dopo l’accettazione fatta con un documento falso, prelievi, la visita e la cura, era all’ingresso. La clinica intanto è stata circondata dai militari col volto coperto davanti a decine di pazienti. Un carabiniere si è avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, ha risposto.

L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Cappellino, cappotto di montone da uomo e occhiali da vista scuri. L’uomo, visibilmente ingrassato rispetto alle ultime foto conosciute su di lui che risalgono a diversi anni fa, tenuto sotto braccio dai carabinieri ha attraversato a piedi in manette per alcune centinaia di metri il viale della clinica dopo l’arresto arrivando in strada, prima di essere portato via su un mezzo dei carabinieri del Ros.

Arrestato, insieme al boss, anche  un sodale che portava il latitante in clinica per le cure, come si vede dal video sottostante. E’ Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara (Tp), l’uomo è stato accusato di favoreggiamento

Lo stato di salute

Secondo le indagini il boss era affetto da serie patologie. Nel 1994 era stato collocato in Spagna, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto, presso una nota clinica oftalmica, ad un intervento chirurgico alla retina. Ma non solo: avrebbe accusato – sempre secondo risultanze investigative di alcuni anni fa- una insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe dovuto ricorrere a dialisi. Per non rischiare l’arresto durante gli spostamenti per le cure ed i trattamenti clinici, il boss avrebbe installato nel suo rifugio le apparecchiature per la dialisi. Una importante conferma sulle patologie accusate dal superlatitante giunse nel novembre scorso dal pentito Salvatore Baiardo, che all’inizio degli anni ’90 gestì la latitanza dei fratelli Graviano a Milano.

Il boss mafioso era stato operato nel 2021 per alcune metastasi al fegato. Un percorso clinico che era cominciato quando al capomafia era stato diagnosticato un cancro al colon. Sarebbe stato operato nell’ospedale Abele Ajello di Marsala. Da allora si era sottoposto a cicli di chemio e visite fino alla scoperta del tumore al fegato. Dopo l’operazione alla Maddalena si sarebbe sottoposto a cicli di chemio una volta ogni sei mesi.

CHI E’ MATTEO MESSINA DENARO 

Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Tp) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, era latitante dall’estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di mele scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità“. Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma. Messina Denaro era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine.

Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernardo Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

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