La prova del nove è prevista per oggi. Per capire se accordo c’è stato o meno tra una parte del Pd e Miccichè, basterà vedere come finisce l’elezione dell’ufficio di presidenza.
Ma andiamo con ordine.
La maggioranza di centrodestra torna a riunirsi oggi alle 11 alla presenza del nuovo presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Un modo per registrare eventuali malumori, allungare l’onda lunga dei voti (39) che hanno portato all’elezione del commissario forzista e piazzare la botta che potrebbe consentire oggi, nella seduta d’Aula pomeridiana, l’elezione di Roberto Di Mauro, come vicepresidente dell’Ars.
Il primo dei due punti all’ordine del giorno prevede anche il giuramento del deputato Pippo Gennuso, assente per gravi motivi personali alla seduta d’insediamento del nuovo parlamento regionale.
Per Miccichè è fondamentale che ogni casella vada al proprio posto rispetto all’asset iniziale e che non ci sia destabilizzazione nella votazione dell’ufficio di presidenza.
La composizione del voto su Miccicchè, dicevamo, ha cambiato forma e sostanza nel corso della terza (ripetuta) votazione di sabato. A conti fatti invece da 35, il ‘magic number’è diventato di 39 voti. Contando i due voti ballerini della maggioranza, con i franchi tiratori che hanno provato a impallinare Miccicchè che sono rimasti al loro posto, e i due dichiarati da Sicilia Futura, il resto viene dalla spaccatura del Pd.
Sarà così anche oggi?
Se infatti D’Agostino (Sicilia Futura) ha parlato di un allargamento del perimetro della maggioranza, legato a un fatto istituzionale e dettato da «un forte senso di responsabilità», fuori quindi da un significato politico, i Dem sono implosi del tutto. Si era infatti deciso che il candidato di bandiera sarebbe stato Dipasquale che invece ha incassato solo 7 voti.
I quattro voti andati a Miccichè potrebbero essere stati espressi da Luca Sammartino, Michele Catanzaro, Nello Dipasquale e Luisa Lantieri. Una ricostruzione che trapela anche dai malumori di AreaDem.
Storie e pettegolezzi che si sono rincorsi negli ultimi due giorni e che, nonostante le smentite dei diretti interessate (tranne Luisa Lantieri, gli altri tre hanno detto che si tratta solo di fantasie), creano più d’un sospetto alla vigilia del voto di oggi pomeriggio.
L’indiscrezione vorrebbe che a Lantieri e Sammartino sia stato garantito un posto rispettivamente di deputato segretario e di deputato questore, mentre mediazioni di Crisafulli e Cuffaro avrebbero perfezionato un clima d’intesa che, secondo alcuni, non nasce per caso e non sarebbe neanche una circostanza. Se la copertura romana, per molti aspetti, nel Pd, è apparsa subito nelle cose, il secondo dato riguarda invece la proiezione che esso genera.
Musumeci continua a ribadire che i fatti d’Aula interagiscono con dinamiche diverse, ma se nascesse un asse privilegiato tra Forza Italia e i renziani di Sicilia, non potrebbe a lungo fare finta di non conoscerlo.
Senza contare che i deputati Dem oggi torneranno a sedere negli stessi banchi, ma la prospettiva di una ricomposizione al momento è lontana.