L’Assemblea regionale siciliana ha rinviato il voto sul disegno di legge recante “Norme in materia di acque termali”. Un settore quello del termalismo che ha bisogno di essere rinnovato per essere lanciato sul mercato, rendendolo appetibile per i turisti e in genere per tutti i visitatori.
Il ddl di riforma, nato su iniziativa del parlamento siciliano, rappresenta sicuramente un’occasione di volano per lo sviluppo territoriale e la crescita economica della Sicilia, se non fosse che lo stesso è oggi stravolto e snaturato con stralci di alcune norme da parte della Presidenza perché siamo in esercizio provvisorio. Il testo normativo è stato, infatti, rimandato in Commissione Ambiente per la revisione e affinché la risorsa termale sia efficacemente sviluppata.
“Abbiamo riportato il testo in IV Commissione dopo gli stralci di norme di natura finanziaria, che seppur non comportanti alcuna spesa, avevano comunque refluenze finanziarie – spiega la deputata regionale Giusi Savarino, presidente della Commissione Ambiente dell’Ars – “Alla luce di queste norme stralciate e di sollecitazioni del servizio studi dando degli aggiustamenti giuridici a quelle parti segnalate. Abbiamo risentito Federterme perché ci chiedeva di evitare alcune norme che erano state messe senza la compensazione di quelle tolte dalla presidenza, cercando quindi una via di mediazione rispetto alla revoca proposta inizialmente per le concessioni in itinere e l’abbiamo tolta. Abbiamo pronti gli emendamenti, ma chiediamo alla Presidenza che quelli stralciati, che per noi sono importanti così come per gli interlocutori che abbiamo ascoltato, possano essere inseriti in finanziaria senza considerarli aggiuntivi perché si tratta di norme – ribadisce la portavoce di Diventerà Bellissima – che non hanno impatto finanziario enorme, e per chi ha concessioni termali sono importanti perché creano dei risparmi sulle concessioni, creano distretti turistici termali che drenano finanze e quindi hanno un ritorno che è positivo per il territorio e per chi vive di termalismo”.
La Sicilia possiede un rilevante patrimonio idrotermale, con 60 sorgenti corrispondenti al 6% dell’intera offerta nazionale. Le terme, situate in contesti ambientali unici, se opportunamente valorizzate, possono diventare fonti di ricchezza per intere comunità. Tuttavia, le terme isolane, in termini di risorsa, sono state trascurate, a causa della carenza infrastrutturale e ricettiva, ma anche dell’assenza di strumenti normativi e innovativi adeguati
Si è compreso che quello del termalismo è un settore assolutamente cruciale per lo sviluppo sociale ed economico dell’Isola, anche perché trasversale a più settori della vita quotidiana e a più ambiti produttivi: dalla salute al turismo, fino alla tutela del territorio. Non a caso, di recente sono stati adottati formali atti amministrativi, quali il piano per lo sviluppo del turismo termale approvato dalla Giunta regionale nel 2019, e nel contempo sono stati predisposti appositi studi specialistici, come quello sulle “vie del benessere”, affidato nel 2020 dal Cefpas a Federterme.
È una storia travagliata ad esempio quella dei complessi termali di Sciacca e di Acireale e il percorso avviato dal Governo Musumeci, che prevede stanziamenti di risorse economiche pubbliche, i cui lavori partiranno a breve, a risanamento del vandalismo e del degrado in cui le terme ubicate sul territorio dell’Agrigentino sono piombate in questi anni di abbandono. Contestualmente, preoccupandosi di ristrutturare i luoghi con fondi regionali e in parallelo di far stilare a professionisti esperti in materia un piano industriale che rendesse favorevole l’investimento in un’ottica di un rilancio del turismo del benessere in Sicilia, soprattutto per risanare l’economia regionale fortemente colpita dalla pandemia da Covid 19.