Un settore che occupa circa 10.000 addetti e produce un fatturato di oltre 250 milioni di euro all’anno. Sono questi i numeri del settore delle cave, di cui oggi pomeriggio l’Assemblea Regionale ha approvato con voto unanime la riorganizzazione. E la principale novità è che da ora in poi nessuna cava di materiale lapideo in Sicilia potrà più essere abbandonata al termine del ciclo estrattivo, come avviene finora.
“Il gruppo del Partito Democratico ha contribuito concretamente all’approvazione di un disegno di legge di grande importanza per un’attività economica fondamentale in Sicilia qual è quella estrattiva“. E’ il commento di Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars al voto finale dell’aula alla legge sul riordino della cave.
“Abbiamo finalmente varato – aggiungono Nello Dipasquale e Dario Safina componenti Pd della commissione Attività Produttive – una legge di riforma e riordino delle cave che prevede lo snellimento di alcune procedure autorizzative, ma soprattutto tiene conto oltre che degli interessi estrattivi anche di quelli relativi al recupero ambientale, per evitare lo sfregio del paesaggio perpetrato in troppe occasioni negli anni in passati”.
“La nuova normativa – aggiungono Dipasquale e Safina – prevede per le cave già in essere che il recupero avvenga in corso di coltivazione e l’applicazione di nuove regole e di maggiori vincoli paesaggistici ed ambientali per le cave di nuova apertura“.
“Grazie alle norme approvate a Sala d’Ercole, chiunque chiederà una concessione per la coltivazione di un sito estrattivo dovrà assumere formalmente l’impegno, garantito da una fidejussione bancaria o da versamenti annuali collegati al canone di concessione, per il recupero ambientale del sito una volta terminato il ciclo produttivo“, dicono il presidente della commissione Attività Produttive, Gaspare Vitrano e il capogruppo di Forza Italia Stefano Pellegrino, che sul tema avevano proposto un ddl .
“Niente più siti abbandonati – aggiungono – come successo per centinaia di casi in Sicilia sfregiando il territorio e il paesaggio. La legge approvata porta una radicale semplificazione della normativa, oggi suddivida fra ben 4 leggi regionali, tenendo anche conto della più recente normativa nazionale contenuta nel cosiddetto “Codice dell’ambiente“.
“In questo modo – affermano i due parlamentari forzisti – rendiamo più snello il settore, dando allo stesso le adeguate tutele a chi opera in modo regolare e contrastando l’abusivismo che crea un doppio danno all’economia legale e ai siti interessati nei quali la coltivazione e l’estrazione avvengono in modo incontrollato. Anche in considerazione dell’attuale composizione del comparto estrattivo, la nuova legge ridisegna il sistema dei canoni, che potranno variare in funzione dell’area di cava e dei volumi estrattivi, a vantaggio delle piccole imprese e soprattutto collegando i costi all’effettiva produttività di un sito. La normativa non solo non ha un costo per le casse regionali, “ma anzi – spiegano Vitrano e Pellegrino – potrà determinare maggiori introiti per le casse pubbliche, visto che si contrasta l’abusivismo e si rilancia un settore economico che alimenta un importante indotto nei territori interessati.”
“La normativa era ferma da oltre 40 anni ed era ora di intervenire, soprattutto alla luce della realizzazione di importanti e strategiche infrastrutture pubbliche e alla continua domanda di materiali lapidei di cava“, dice Salvatore Giuffrida (Dc).