“Come va? Finché c’è la salute…” Purtoppo non sembra più essere così. Crollano di anno in anno le aspettative di vita dei siciliani, che secondo l’ultimo rapporto dell’Istat si fermano a a 81,3 anni. Per gli uomini il dato è ancora più basso e scende a 78 anni, mentre si risale a 83 anni per le donne. Si tratta di valori comunque superiori alla media europea, ovvero 82,9 per le donne e 77,2 per gli uomini, ma la differenza con le migliori aree italiane in classifica, le province autonome di Trento e Bolzano, è di circa quattro anni in meno. Nonostante le numerose battaglie nella sanità pubblica e nello sviluppo socio-economico, i siciliani continuano a lottare contro questa tendenza preoccupante che mette in discussione la qualità della vita e la sostenibilità del nostro sistema sanitario regionale.
Tra stili di vita e abitudini sbagliate
Uno dei principali fattori che contribuiscono alla bassa aspettativa di vita è la presenza di gravi problemi di salute pubblica. La Sicilia è spesso associata a alti tassi di obesità, malattie cardiovascolari e diabete, che sono tutte condizioni che possono ridurre la vita media della popolazione. Secondo quanto rileva l’Istat, la percentuale sulla popolazione dai diciotto anni in su in Sicilia, nel 49,2% dei casi soffre di un eccesso di peso, contro una percentuale a livello nazionale del 44,5%. Gli uomini presentano livelli di eccesso di peso superiori alle donne (53,4% contro il 36%), e proporzionale al crescere dell’età, considerato che già a partire dalla fascia di età 45-54 anni riguarda quasi cinque persone su dieci, e nelle regioni del Mezzogiorno i numeri toccano quota 49,7%. A ciò si aggiungono i dati sulla popolazione fumatrice della nostra Isola che mostra come il 22,5% delle persone al di sopra dei quattordici anni di età fuma, e anche in questo caso il dato siciliano supera quello nazionale, che si attesta al 20,2%. Un dato un po’ più incoraggiante è quello relativo al consumo di alcool, che nella regione si ferma al 9,2%, mentre a livello nazionale arriva al 15,5%.
Ad aggravare la situazione anche l’altissima percentuale di siciliani che conducono uno stile di vita sedentario che sono oltre il 58%, contro il 36,3% del resto d’Italia (secondo il Rapporto Bes 2022). I tassi di sedentarietà crescono sempre più con l’avanzare dell’età e interessa due persone su dieci tra gli adolescenti e i giovani fino a ventiquattro anni fino ad interessare quasi sette persone su dieci tra la popolazione over 75 anni. Anche nel 2022 si conferma un forte gap territoriale tra le regioni del Nord e del Mezzogiorno, con tassi di sedentarietà che si attestano al 26,1% nel settentrione e arrivano al 52,2% nelle regioni del Sud. Anche sul fattore alimentazione, purtroppo, la Sicilia dimostra una scarsa attenzione al cibo. Oltre il 12% dei siciliani dai tre anni in su non assume una adeguata alimentazione. Troppo pochi assumono le corrette dosi indicate di frutta o verdura al giorno, contro una media nazionale che si attesta al 16,8%. Solo il 47.8% di siciliani dichiara inoltre di fare poca attenzione al consumo di sale giornaliero, contro una media nazionale del 55.5%. Un consumo eccessivo di sale aumenta il rischio di patologie cardiovascolari correlate all’ipertensione arteriosa ma anche di altre malattie cronico-degenerative, quali i tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi e malattie renali: per questa ragione se ne raccomanda un consumo moderato. La scarsa cura al proprio corpo, con comportamenti a rischio, abitudini alimentari sbagliate, l’attività fisica assente a causa anche di sempre più stringenti impegni sia lavorativi che familiari all’interno di una società sempre più iperattiva, finiscono inevitabilmente per animare una discussione su un problema di salvaguardia del nostro Sistema sanitario regionale, troppo spesso schiacciato da una struttura il più delle volte non in grado di reggere uno stress di richiesta di aiuto troppo alto.
Un contesto difficile
È importante anche considerare il contesto socio-economico in cui vivono molti siciliani. La disoccupazione, la povertà e la scarsa istruzione sono tutti fattori che possono influenzare negativamente la salute e il benessere della popolazione. La mancanza di opportunità economiche può limitare l’accesso a una dieta nutriente, ai servizi sanitari e ad altre risorse essenziali per condurre uno stile di vita sano. Diventa quindi necessario un impegno congiunto da parte del governo, delle istituzioni sanitarie, delle comunità locali e degli individui stessi per affrontare i problemi sottostanti e promuovere un corretto stile di vita più sostenibile. Vengono infatti utilizzati due concetti differenti, quelli di mortalità trattabile e mortalità prevenibile.
Con mortalità trattabile ci si riferisce a quei decessi che potrebbero essere contenuti grazie ad un’assistenza sanitaria tempestiva ed efficace in termini di prevenzione secondaria e di trattamenti sanitari adeguati. Sono indicati come morti evitabili quei decessi che avvengono in determinate età e per cause che potrebbero essere attivamente contrastate con interventi di prevenzione primaria, diagnosi precoce e terapia, igiene e assistenza sanitaria grazie alla diffusione di stili di vita più salutari e alla riduzione di fattori di rischio ambientali.
Promuovere il benessere
Tra le possibili soluzioni, vi è l’implementazione di programmi di prevenzione e sensibilizzazione che mirino a educare la popolazione sui rischi per la salute associati a determinati comportamenti e promuovano abitudini più salutari. Inoltre, è essenziale migliorare l’accesso ai servizi sanitari, specialmente nelle aree rurali e disagiate, per garantire che tutti abbiano la possibilità di ricevere cure mediche di qualità. Attraverso un impegno collettivo per promuovere la salute e il benessere, la Sicilia può sperare di invertire questa tendenza negativa e migliorare la qualità della vita per tutti i suoi residenti.