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La misura

Assegno di inclusione, la Sicilia è seconda per numero di erogazioni

venerdì 2 Febbraio 2024

Oltre la metà degli Assegni di inclusione pagati a fine gennaio (287.704 richieste accettate su 446.256 domande lavorate) è stato destinato a famiglie residenti in Campania e Sicilia, ovvero 154.666 pari al 53,76% sul totale. Emerge da una tabella Inps sulla suddivisione regionale dell’indennità introdotta dal 2024 in sostituzione del Reddito di cittadinanza per i nuclei in difficoltà con anziani, minori, disabili o situazione di bisogno accertata.

In Campania sono state erogate 83.355 carte Adi mentre in Sicilia sono state 71.311. La popolazione di queste due regioni rappresenta il 17,67% degli italiani. Dalla tabella si evince che al Sud e nelle Isole sono stati pagati nel complesso 224.461 assegni con il 78,02% del totale, una percentuale che supera quella del Reddito di cittadinanza che nelle indennità di novembre 2023 aveva toccato il 65,59% con assegni a 540.296 famiglie su 823.695 nell’intero Paese. In pratica oltre tre Assegni di inclusione su quattro tra i primi pagati sono destinati al Mezzogiorno contro uno su tre del Rdc.

I REQUISITI PER PER ACCEDERE ALL’ASSEGNO DI INCLUSIONE

La misura nazionale di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale è riconosciuto ai nuclei familiari con un Isee non superiore a 9.360 euro e che abbiano almeno un componente in una delle seguenti condizioni:

  • con disabilità;
  • minorenne;
  • con almeno 60 anni di età;
  • in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.

Circa una domanda su quattro di quelle già lavorate è stata respinta per mancanza di requisiti ma il Governo comunque ha ipotizzato una platea a regime di circa 700mila famiglie che potranno essere destinatarie della misura.

lavoro disoccupazione sicilia“Rispetto all’ammortizzatore precedente, l’Assegno di inclusione è certamente un metodo più complesso e selettivo. Essendo rivolto a nuclei familiari con difficoltà economiche e con persone fragili o minori a carico, è necessario che le istituzioni imparino a dialogare tra di loro instaurando una collaborazione tra i centri per l’impiego, l’Inps e gli uffuci degli assistenti sociali” spiega Enzo Domina, Coordintore regione del patronato Ital Uil Sicilia.

E’ una macchina che occorre ancora oliare ma che parte su solide basi. “Il provvedimento tiene conto anche dei nuclei multidimensionali, ossi quei nucle familiari composti da alcuni membri che devono essere indirizzati verso i servizi sociali e altri verso i Centri per l’impiego (Cpi) così da beneficiare di un adeguato supporto alla formazione lavorativa – prosegue Domina -. Questo comporta sicuramente una difficoltà in più in un territorio, come quello siciliano, in cui le pubblche amministrazioni sono già messe in estrema difficoltà dall’elevato numero di richieste ed erogazioni.

Nell’intero Nord sono arrivati nella prima tornata 33.261 assegni di inclusione con l’11,56% del totale mentre al Centro sono arrivati 29.982 assegni di inclusione pari al 10,42% del totale. La regione con meno carte Adi è la Val d’Aosta con appena 135 assegni seguita dal Trentino Alto Adige con 201. Le regioni con più Adi dopo la Campania (83.355) e la Sicilia (71.311) sono la Puglia con 27.628 e il Lazio con 21.246. Le 287 mila famiglie che potranno accedere ai pagamenti riceveranno un sms con l’invito a recarsi presso un ufficio postale per ritirare la Carta di Inclusione sulla quale è accreditato l’importo dell’assegno. Il pagamento medio è stato di 645 euro a nucleo. C’è tempo fino al 31 gennaio per inoltrare le richieste di Assegno di inclusione.

COSA CAMBIA DAL REDDITO DI CITTADINANZA?

Il nuovo sussidio fornito dal Governo Meloni varia da 40 a 500 euro al mese, perché ha un valore non inferiore a 480 euro annui e non superiore a 6.000 euro annui per i nuclei composti da un solo componente. Per i nuclei composti da due componenti la quota sale ad 8.000 euro, mentre passa a 10.000 euro per i nuclei composti da tre o più componenti, con un aumento di 1.000 euro per ogni figlio a partire dal terzo.

Questi massimali sono incrementati di 5.000 euro per ogni componente con disabilità e 7.500 euro per ogni componente presente nel nucleo in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.

La differenza più netta dal reddito di cittadinanza è costituita dal periodo di somministrazione del sussidio: mentre il Reddito di cittadinanza veniva concesso per un periodo di massimo 18 mesi e rinnovable per altri 18 mesi, previa sospensione di 1 mese, l’Assegno di inclusione viene, invece, erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi. I cosiddetti “abili al lavoro” – ossia tutte le persone tra 18 e 59 anni che non hanno patologie invalidanti al lavoro e che non abbiano nel nucleo familiare disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni –  potranno chiedere il rinnovo del sussidio per altri 12 mesi, previa la sospensione dalla durata un mese.

“Il Reddito di cittadinanza inglobava anche l’assegno unico per i figli. L’Assegno di inclusione questo non lo fa, ma se il sistema si roda bene, l’Assegno prevede anche un sistema di verifiche su chi si sta sottoponendo al supporto per la formazione e il lavoro (Sfi) o si sta facendo seguire dai servizi sociali“. Pratica già in atto ai tempi del Reddito di cittadinanza ma che ha presentato svariate falle. Oggi, anche con l’Assegno di inclusione, i cittadini torneranno a sottoporrano ad un auto certificazione che attesti il loro corretto opertato e il tentativo di entrare a far parte del comparto produtti del Paese, ma “tutto dipenderà dai controlli” sottolinea Domina, auspicando che si faccia tesoro delle esperienze passate. “Solo con maggior controlli la gente sarà dissuasa dal fare dichiarazioni mendaci”.

LE DIFFICOLTA’ INIZIALI

“Stiamo scontando la fase iniziale. Basti considerare gli uffici postali che sono stati intasati per ritirare la Carta di inclusione o all’Inps che, a causa di difficoltà procedurali, ha messo in grande difficoltà i cittadini rendendo più difficoltoso il processo di richiesta dell’Assegno. Prima dell’avvio effettivamente del processo di richiesta – spiega Domina il sistema informatico non è stato adeguatamente testato e con l’enorme numero di richieste si è inevitabilmenti riscontrato qualche problema”.

“Ciononostante, credo che dopo l’impatto iniziale, le amministrazioni troveranno un loro equilibrio e la situazione cambierà in meglio fornendo un sostegno momentaneo in attesa che vengano sottoposte soluzioni lavorative stabili ai soggetti che ne hanno dirittoconclude il Coordintore regione del patronato Ital Uil Sicilia. Non ci resta che aspettare.

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